L’Epitaffio di Foggia (in un saggio di Lucia Lopriore)

 

 

L’epitaffio di Foggia, collocato in via Manzoni, rappresenta il punto di incrocio tra i tra due tratturi, l’uno proveniente da L’Aquila, l’altro da Celano ed è legato al fenomeno della transumanza. Fu eretto nel 1651 per volere di Ettore Capecelatro, marchese di Torella, reggente del Consiglio Collaterale, sotto il viceregno di don Iñigo Veléz de Guevara y Taxis, conte di Oñatte e di Villa Mediana.

Nel 1697, al fine di conservarne la memoria, essendo fatiscente, fu restaurato dal doganiere Andrea Guerriero y Torres, sotto il viceregno di Don Luis Francisco de la Cerda y Aragón y Cardona y Cordoba y Fernandéz de Ribera, IX duca di Medinacoeli.

Nel restauro si aggiunse una nuova epigrafe a quella originaria, poiché quest’ultima non offriva più spazio per una seconda iscrizione. Oggi il tutto appare unificato da una cornice di coronamento; la statua in pietra rappresenta re Carlo II, monarca di Spagna, successore di Filippo IV. Oltre al valore storico legato alla transumanza, il monumento ha anche un’importanza notevole sotto l’aspetto dell’Araldica. Esso, infatti, raggruppa cinque stemmi appartenuti ai personaggi succitati, rispettivamente così affissi:

al centro: lo stemma della casa regnante di Spagna (Filippo IV e Carlo II);

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a destra di questo sono collocati gli stemmi del viceré Don Iñigo Veléz de Guevara y Taxis, conte di Oñatte e di Villa Mediana

 

 

affiancato dallo stemma di Don Ettore Capecelatro, marchese di Torella.

Tali stemmi risalgono alla data dell’erezione del monumento.

A sinistra dello stemma della casa reale di Spagna sono affissi gli stemmi: del viceré don Luis Francisco de la Cerda y Aragón y Cardona y Cordoba y Fernandez de Ribera, IX duca di Medinacoeli,

  

affiancato dallo stemma del doganiere Andrea Guerrero y Torres.

 

Questi ultimi due risalgono al restauro effettuato tra marzo e dicembre del 1697, come riportato dalla seconda epigrafe aggiunta alla prima, posta sotto lo stemma della casa reale spagnola. La certezza dei mesi in cui fu effettuato il restauro del monumento deriva dall’ultimo granquarto dello stemma del viceré de la Cerda modificato dopo il decesso della madre avvenuto il 16 febbraio 1697.

 

I blasoni (lettura degli stemmi):

 

Stemma della casa Reale Spagnola:

Inquartato: nel 1° contrinquartato: in a) e d) partito: nel I) di rosso, al castello d’oro, aperto e finestrato d’azzurro (Castiglia); in b) e c) d’argento, al leone di porpora (Leon) ;nel 2°, partito semitroncato in a) di oro ai quattro pali di rosso (Aragona); in b) Inquartato in decusse: nel primo e nel quarto d’Aragona; nel secondo e nel terzo, di argento all’aquila  al volo abbassato imbeccata e membrata di rosso (Svevia-Sicilia); in c) d’argento alla croce potenziata di oro (Gerusalemme) innestato in punta di Granada, (d’argento alla melagrana recisa e fogliata al naturale).

Scudo al posto d’onore: di argento ai cinque scudi di azzurro in croce caricati di cinque bisanti di oro in decusse, alla bordura di rosso caricata di sette castelli di oro torricellati,(Portogallo). Nel 3°, troncato: nel I) di rosso alla fascia d’argento (Austria); nel II) fasciato di azzurro e di oro alla bordura di rosso (Borgogna antica); nel 4°, troncato: nel  I) di azzurro ai tre gigli di oro, alla bordura scaccata di rosso ed argento (Borgogna moderna); nel II) di nero al leone di oro linguato ed armato di rosso (Brabante).

Scudo nell’ombelico: Partito: nel 1°, di oro al leone di nero linguato ed armato di rosso (Fiandra); nel 2°, d’argento all’aquila antica del Tirolo di rosso, rostrata e membrata d’oro,  linguata di rosso con le ali caricate da sostegni d’oro (Tirolo).

 

Stemma di Iñigo Veléz de Guevara:

Inquartato: nel 1° e nel 4°, di oro alle tre bande di armellino bordate di nero ; nel 2° e nel 3°, di rosso alle cinque panelas d’argento allineate, di cui quattro visibili. Sul tutto: Troncato: al capo, d’argento all’aquila bicipite di nero coronata di oro; alla punta: di verde al tasso passante al naturale. Alla bordura il motto:Potius mori quam foedari.

 

Stemma di Ettore Capecelatro:

Inquartato: nel 1° e 4° di nero, al leone d’oro; nel 2° e 3° losangato in banda d’argento e di nero.

 

Stemma di Luis Francisco de la Cerda:

Inquartato: nel 1° contrinquartato: in a) e d) partito: in I) di rosso, al castello d’oro, aperto e finestrato d’azzurro (Castiglia); in II) d’argento, al leone di porpora (Leon ;in b) e c) d’azzurro, a tre gigli d’oro (Francia moderna);

nel 2° partito: in a) d’oro, a quattro pali di rosso (Aragona); in b) decussato: in I) e IV) d’oro, a quattro pali di rosso; in II) e III) d’argento, all’aquila al volo abbassato di nero (Aragona-Sicilia);

nel 3° contrinquartato: in a) e d) d’argento, al leone coronato di porpora (Leon), mantellato di rosso, al castello d’oro, aperto e finestrato d’azzurro (Castiglia);

in b) e c) d’oro, a tre fasce di verde;

nel 4° contrinquartato: in a) di rosso, al cardo d’oro, reciso e fiorito di tre pezzi; in b) d’argento, al re moro mantellato, coronato all’antica, nascente in maestà dalla partizione, tenente con la destra una spada in banda, il collo cinto da una catena in sbarra, il tutto al naturale; 

in c) d’oro, alla banda d’azzurro; alla bordura di rosso, caricata da otto crocette in decusse del primo; in d) d’oro, a tre piante d’ortica di verde, affiancate e nodrite ognuna su uno scoglio al naturale, sostenuti dalla marina fasciata ondata d’azzurro e d’argento.

 

Stemma di Andrea Guerrero y Torres:

Partito: nel 1°, di oro alla spada d’argento in sbarra caricata da una banda del secondo ingollata da due teste di serpente al naturale, la bordura d’argento caricata dal motto evangelico Ave Maria Gratia Plena; nel 2°, di rosso alle cinque torri di oro in decusse.

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