Torri di Varano – Ischitella (FG) Segnalazione urgente di Rota e Rauzino al Ministro Sangiuliano

Segnalazione urgente: antiche torri di Varano – Ischitella (FG) – c.a. Ministro Gennaro Sangiuliano

Spett.le Ministro Gennaro Sangiuliano,

facciamo seguito alla nostra email del 22 Febbraio scorso, in cui la mettevamo al corrente di quanto sta accadendo alle due antiche Torri di Varano (Grande e Piccola), site in località Foce Varano presso il Comune di Ischitella (Foggia). Non avendo ricevuto alcuna risposta, siamo nuovamente a sollecitare un intervento fattivo sulla questione.

Da anni sosteniamo che queste due torri risalenti alla fine del 1200 (le più antiche torri costiere del Gargano), a rischio di imminente crollo, debbano essere tutelate dagli Enti preposti, data la totale incuria da parte dei proprietari che le hanno abbandonate.

Solo ultimamente, grazie ad una segnalazione da noi inviata al Segretario Mario Turetta (che a sua volta ha attivato la Soprintendenza di Foggia), qualcosa si sta smuovendo.

Tale segnalazione è stata l’ultimo atto disperato, in seguito ad anni di disinteresse degli Enti preposti alla tutela. In primis del Comune di Ischitella, anche dopo l’ultimo episodio di crollo avvenuto il 13 Gennaio 2024 sulla Torre Grande.

La Torre Piccola invece presenta un enorme squarcio che ne pregiudica la stabilità. Temiamo sia questione di poco tempo, dopodiché crollerà rovinosamente proprio come già accaduto alla Torre Grande nel 1987.

Dopo le nostre segnalazioni a gennaio 2024, la Soprintendenza di Foggia è intervenuta con un sopralluogo e con i necessari atti indirizzati ai proprietari delle due torri e al Comune di Ischitella, ma attualmente nulla è stato fatto, nemmeno la messa in sicurezza.

Per nostra iniziativa, abbiamo anche lanciato una petizione online che attualmente ha raccolto più di 1200 firme: change.org/torridivarano

L’obiettivo di tale lettera a Lei indirizzata è per farle conoscere direttamente la situazione e per richiederle, qualora le fosse possibile, un suo personale sopralluogo alle Torri di Varano affinché tali preziosi beni del nostro patrimonio storico e culturale vengano urgentemente preservati attraverso tutte quelle azioni che solo il Ministero da Lei guidato può promuovere.

In primis, crediamo, l’eventuale procedura di Esproprio di Beni Culturali ai fini di tutela

Ci stiamo impegnando per far sì che, invece, le Istituzioni, con il supporto delle segnalazioni di noi Associazioni e dei cittadini che ci sostengono firmando la petizione diretta ai decisori tra cui Lei, finalmente intervengano per tutelare questi due beni preziosi del nostro patrimonio culturale.

Sperando nel Suo cordiale riscontro, rimaniamo a disposizione per ulteriori chiarimenti.

Alessandro Rota (presidente Associazione Culturale Officine Ianós)

Teresa Maria Rauzino (presidente Sezione Gargano Nord della Società Storia Patria per la Puglia)

Mario Turi, Internato Militare Italiano, da Zeithain a Peschici

Gli Internati Militari Italiani (IMI), dopo l’8 settembre 1943, rifiutarono di collaborare con il regime nazista. I loro nomi su LeBi, la banca dati on-line dei prigionieri catturati nei lager fra il 1943 e il 1945. 650mila deportati non tornarono a casa. Fra questi un pugliese, Mario Turi,  tiratore scelto della Regia Marina, i cui resti mortali soltanto nel 1992 furono traslati in Italia, a Peschici, dove era nato

Mario Turi (Foto Giovanna Iervolino)

La nave su cui era imbarcato Mario Turi tiratore scelto della Regia Marina

GLI INTERNATI MILITARI ITALIANI CHE MORIRONO A ZEITHAIN

Zeithain è un comune tedesco della Sassonia. Qui, nel Lager denominato Stalag IV B, dove erano già morti migliaia di prigionieri sovietici, giunsero nell’ottobre 1943 dei militari italiani feriti e malati, accompagnati da personale medico. In quello che i tedeschi consideravano un “ospedale militare”, denutrizione, condizioni disumane, mancanza di igiene, assistenza medica insufficiente e lavori forzati facilitarono il diffondersi di epidemie e gravi malattie, soprattutto tubercolosi. Morirono decine di migliaia di prigionieri, tra cui 900 italiani.

La loro tragica vicenda ha inizio l’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio sottoscritto dall’Italia con le Forze Alleate. Catturati e disarmati dalle truppe tedesche in Francia, Grecia, Jugoslavia, Albania, Polonia, Paesi Baltici, Russia e nell’Italia stessa, caricati su carri bestiame, furono avviati a una destinazione che non conoscevano: i lager del Terzo Reich, sparsi un po’ dovunque in Europa, soprattutto in Germania, Austria e Polonia.

Giunti nei lager, dopo un viaggio in condizioni disumane, venivano immatricolati con un numero che sostituiva il nome, inciso su una piastrina di riconoscimento accanto alla sigla del campo. Formalità d’ingresso: la perquisizione personale e del bagaglio, la fotografia, l’impronta digitale, l’annotazione dei dati personali.

Ai prigionieri, circa 650mila, veniva chiesto con insistenti pressioni di continuare a combattere a fianco dei tedeschi o con i fascisti della Repubblica di Salò. La maggior parte rifiutò di collaborare, affrontando sofferenze e privazioni.

In un primo tempo considerati prigionieri di guerra, i militari internati, il 20 settembre 1943 vennero definiti IMI-Internati Militari Italiani, con un provvedimento arbitrario di Hitler che li sottrasse alle tutele previste dalla Convenzione di Ginevra del 1929, per destinarli come forza lavoro del Terzo Reich. Per ordine del Führer, e con l’assenso di Mussolini, il 12 agosto 1944 il loro status cambiò e furono trasformati in “lavoratori civili”, formalmente liberi.

Complessivamente, nei campi di prigionia persero la vita decine di migliaia di militari, per malattie, fame, stenti, uccisioni. Chi riuscì a sopravvivere fu segnato per sempre. A partire da febbraio del 1945, le prime avvisaglie del crollo imminente della Germania furono di preludio per la loro liberazione che avvenne in momenti differenti, per lo più tra febbraio e i primi di maggio del 1945.

Per i sopravvissuti, il rimpatrio in Italia, tuttavia, non fu immediato e si svolse soprattutto nell’estate e nell’autunno 1945, dalla Germania, Francia, Balcani e Russia. Tra i superstiti, tra cui molti erano gravemente ammalati, alcuni morirono lungo la via del rientro e furono sepolti a Praga. Tutti i reduci provenienti dalle diverse regioni del Reich, una volta varcato il confine italiano, vennero dirottati verso Pescantina, nel Veronese, dove fu istituito un centro di accoglienza e di smistamento verso le destinazioni interne al paese. 1

In particolare, il campo di Zeithain fu liberato dall’Armata Rossa il 23 aprile 1945. Dopo la fine della guerra, il territorio del lager e del cimitero italiano fu adibito a zona di esercitazione militare sovietica e rimase per decenni inaccessibile.

Nell’Italia del primo dopoguerra la storia degli Internati Militari Italiani venne presto dimenticata. L’oblio è durato a lungo. Grazie all’instancabile opera di ricerca di alcuni reduci di Zeithain, primi fra tutti padre Luca M. Ajroldi (morto nel 1985), ex cappellano del campo che aveva annotato tutti i nominativi e i dati dei deceduti nel suo diario “Zeithain campo di morte” (pubblicato nel 1962 dalla Scuola tipografica Artigianelli di Pavia) e dell’ex tenente colonnello Leopoldo Teglia, attuale presidente dell’Associazione nazionale ex internati di Perugia, nel 1991 fu finalmente possibile localizzare, riesumare e rimpatriare le spoglie di quasi tutti i caduti italiani di Zeithain sepolti nel cimitero militare italiano di Jacobsthal, e in parte nel cimitero di Mühlberg e Neuburxdorf.

Padre Luca M. Ajroldi

DA ZEITHAIN A PESCHICI LA STORIA DI MARIO TURI

Tra le urne rimpatriate in Italia nel 1992, c’era quella di Mario Turi, nato il 15-04-1922 a Peschici (Foggia). Specialista di “direzione di tiro” nel reparto comando Navarino della marina militare italiana, fu catturato sul fronte greco in data imprecisata e internato con il numero di matricola 280743 nello Stalag IV B a Zeithain. La data del decesso è il 12-03-1944. Causa ufficiale: malattia. Prima sepoltura: Zeithain-Cimitero militare italiano. Luogo di sepoltura attuale: Peschici-Cimitero comunale.

Tutta la comunità di Peschici in una fredda mattinata del 10 febbraio 1992 accolse l’arrivo dell’urna con le spoglie mortali di Mario Turi. L’evento fu immortalato dal cameraman Mimì Martella e postato su YouTube. Una messa in suffragio fu celebrata dal parroco don Giuseppe Clemente in presenza dei parenti del marinaio (la seconda mamma, la sorella Michelina e il fratello Vito), dei fedeli, delle autorità civili e militari e delle rappresentanze della scuola media Libetta.

Molto toccanti le riprese del “planctus” delle donne di Peschici vicino alla piccola urna del marinaio morto a Zeithain, l’accompagnamento al cimitero, scandito dalla lettura di alcune pagine del diario di padre Ajroldi e dei pensieri dedicati a Mario dalle donne di casa Turi:

Sei partito un giorno di sole, bello come eri bello tu. I tuoi occhi brillavano e i tuoi capelli biondi splendevano ai raggi solari, il tuo cuore era colmo di amore per i tuoi cari, per la tua patria. Andavi lontano sul mare, quello stesso mare che guardavi dalla tua casa. I tuoi pensieri vagavano oltre l’orizzonte ma un solo nome era scolpito nel tuo cuore: Italia. La tua Patria, che avresti difeso fino all’estremo sacrificio e l’hai fatto, Mario. Come solo gli esseri eletti sanno fare. A Lei hai donato tutti i tuoi sogni, le tue aspirazioni, la tua giovinezza. Felice di poterlo fare e laggiù lontano, in una terra ostile. Chi ti ha confortato? Chi ha posato sui tuoi occhi ormai spenti l’ultimo bacio? Quanti dubbi, quante domande senza risposte. Oggi sei tornato, avvolto in un drappo tricolore. Tanto tempo è passato, ma gli anni non hanno sfiorato la tua giovinezza. Sei qui, come ti ho visto l’ultima volta, il tuo viso è circondato da un’aureola di luce, la luce immortale degli Eroi. Così noi ti ricorderemo sempre. Non con gli occhi ma con il cuore guarderemo l’urna contenente le tue spoglie. Soltanto così il tuo sacrificio non sarà stato vano. Addio Mario, lassù, nel cielo degli Eroi, vicino a Dio, il tuo nome brillerà come fulgida stella e al calar della sera io ti vedrò stringermi la mia mano e non avrò paura. Renata“.

Oggi c’è gioia, un’altra speranza è quella di rivederti in cielo. Nella tomba di famiglia il tuo nome è ritornato tra noi, inciso sul marmo, inciso sul cuore. Si chiude così questa pagina, lasciando aperta una ferita. E un solco dentro la memoria, che ha il pallore di una carta scolorita. Ora, nel silenzio, ha un’altra voce, un altro volto il mio dolore. Il pianto è come un’ombra di malinconia, vedo la fresca tua giovinezza andata via. Michelina“.

Caro Mario, in questo giorno di dolore, ma anche di gioia, ti rivedo negli anni ancora fanciullo attraverso le sbarre del tempo, ti rivedo quel giorno partire verso una Terra straniera. Ricordo l’ultimo abbraccio, l’inizio di un nuovo dolore. Stretta nella solitudine, trascinavo le ore in piccole cure amorose per te: una preghiera, una lacrima, un fiore. Arriva la notizia della tua fine. Caddero le speranze di rivederti, di stringerti al mio cuore. Per 48 anni ho pianto, ricordando l’antico dolore. Ho sperato, nelle notti ti ho sempre sognato, ti cercavo nel tuo mondo nuovo, ti cercavo nel vuoto della casa ricamata di ombre. Cercavo te, mio grande tesoro. Mario, vivi ora per noi, accanto a noi sulla tua terra, su questa terra che ti ha visto nascere, che ti accolse bambino, che avrebbe voluto festeggiare le tue primavere, che ti ha visto partire con il silenzio nel cuore e con dolore. Dopo 48 anni ti accoglie in sembianze diverse e abbraccia le tue spoglie. Vieni Mario, dopo questa lunga attesa, vieni da me, affinché ti abbracci. La tua seconda mamma“.

IL LeBI – LESSICO BIOGRAFICO IMI (Internati Militari Italiani)

E’ la banca dati che L’ANRP (associazione nazionale reduci prigionia) ha pubblicato on-line con i dati anagrafici e biografici dei 650mila militari italiani deportati ed internati nei lager del Terzo Reich tra il 1943 e il 1945. Una scheda con cognome e nome, luogo e data di nascita; grado militare e reparto di appartenenza; luogo e data di cattura; luogo /luoghi di internamento; localizzazione geografica dei lager; impiego lavorativo durante l’internamento; data del rientro. Per i caduti nei lager, il luogo e data del decesso; causa della morte; luogo di sepoltura. In ciascuna scheda saranno inserite foto (risalenti al tempo di guerra) per dare un volto ai nomi, documentazioni e brevi note, nonché indicazioni sulle fonti. E’ auspicabile il coinvolgimento di singoli, di famiglie, di comuni ed associazioni per rendere più completo l’elenco. Ma la mission del LeBi è far riflettere i cittadini sul tema dei diritti umani, della libertà e della democrazia, valori fissati nella nostra Costituzione e sui quali è nata e si fonda l’Unione Europea, contro ogni forma di nazifascismo.

@Teresa Maria Rauzino

L’articolo di TERESA M. RAUZINO, “Lo Stalag di Zeithain tomba di 900 italiani, Il ricordo di un eroe comune Mario Turi“, è stato pubblicato su “L’edicola del Sud”, edizione di Foggia, il 14 dicembre 2021, a pag.16.

SCHEDA DEDICATA A MARIO TURI SUL SITO ANPI FOGGIA

VIDEO MIMI MARTELLA

Matteo Vocino presenta  le sue Favole Bonsai

“In un libro ci trovi tutto il mondo e quell’universo di infinite fantasie che mai immagineresti!!!” Esordisce così sul suo profilo Fb , Matteo Vocino  (Matthew Littlevoice) annunciando l’uscita delle sue “Favole Bonsai ” il 23 aprile, giornata mondiale della lettura.  

“Favole brevissime, bonsai appunto,  a carattere grottesco, bizzarro, ironico, con qualche accenno al macabro, che certo non infastidisce, anche se potrebbe suscitare un po’ di ”inquietudine”, ma proprio poca – spiega  Vocino  in prefazione al volume  – Vi terranno in allegra e simpatica compagnia, inducendovi talvolta alla riflessione, senza troppa pesantezza  – una variegata compagine di innumerevoli personaggi, insieme a tante situazioni e atmosfere altrettanto buffe e bizzarre. Tanto assurde quanto i loro protagonisti. Troverete un bambino affamato, un lecca-lecca desideroso di vivere avventure. Non mancherà, ovviamente, un illustre campionario di rappresentanti del mondo degli insetti e del pianeta degli animali, come mai non li avete finora conosciuti: mosche, pulci, scorpioni, cani, volpi, dromedari, giraffe, senza nulla togliere a Noè e alla sua arca, anche se ancora non si vedrà nessun leocorno. E come in ogni buona favola che si rispetti, farà la comparsa anche qualche principessa, drago o simil mostro, e il relativo salvatore un po’ approfittatore. Ogni protagonista e antagonista farà uno sfoggio non limitato dei suoi vizi e virtù, pregi e difetti. Del resto, parliamo solo di favole, nulla a che vedere con la realtà (…) I libri salveranno il mondo! Da qui all’eternità. Fatto e confezionato con amore e passione. Come tutto. Come sempre. Matteo Vocino alias Dr Doodle”.

Senza togliere gusto alla lettura, per non farci mancare nulla, Matteo ci delizia con una vignetta a colori per ogni favola, sottolineando che il suo libro, sia per la parte testuale sia per le illustrazioni, è stato realizzato senza utilizzo di AI (Intelligenza Artificiale), nello specifico, nessuna ChatGPT e/o similari.

Per gentile concessione dell’Autore, pubblichiamo due “favole bonsai”:

Lady Coccodé

C’era una volta Lady Coccodé, una giovane gallina che viveva in un piccolo pollaio di periferia. Il canto era la sua più grande passione e ogni mattina si esercitava con tanto entusiasmo. Aveva da sempre un sogno: partecipare al Pollk-show televisivo “Senti chi starnazza”. Stanca di aspettare il suo gallo azzurro, un giorno decise di iscriversi al concorso canoro. Grande fu la sorpresa quando dopo un mese fu scelta per il provino, che superò senza favoritismi e raccomandazioni pollitiche. Alcune serate dopo partecipò alla gara finale e al pollivoto raggiunse il punteggio più alto, riuscendo a spennare tutte le colleghe rivali: oche, papere, galline e volatili vari. Al suo piccolo pollaio, Lady Coccodé, ritornò vittoriosa, tra gioie e starnazzi delle sue amiche. Fecero una grande festa stappando bottiglie di zabaione e mangiando tramezzini con uova sode e fritte“.

La Morte Cruenta

C’era una volta, e mica solo una, la Morte, bruttissima, crudele e impietosa. In uno dei suoi tanti giri di perlustrazione sulla della Terra, in cerca della sua prossima e ignara vittima falciare, un giorno scivolò sulla buccia di un’invisibile paranormale. Cadendo, il falcione affilatissimo sgusciò verso mentre ritornava giù, le tranciò di netto la testa scheletrica. Rimbalzò più volte e le mozzò le braccia scheletriche, amputò le gambe scheletriche. Per ultimo la gabbia toracica la tonaca nera furono sminuzzati e ridotti in poltiglia. E così anche la Morte morì di morte cruenta!

Ed ora è doveroso, da parte nostra, stilare un breve profilo dell’Autore.

Matteo Vocino è nato il 5 febbraio 1973 a San Severo ( Foggia). Risiede attualmente a Termoli, dopo aver vissuto a San Nicandro Garganico.  Soffre da anni di distrofia muscolare Duchenne e si batte per una migliore qualità di vita. E’ assurto alla ribalta della cronaca nazionale quando, nel  2013 scrisse una lettera ai politici, pregandoli di approvare, senza nessun emendamento e senza farla decadere, la legge n° 24, includendo anche la Duchenne. Rivendicò  la piena libertà degli ammalati di sottoporsi  al  trapianto di cellule staminali adulte mesenchimali.  Nella manifestazione romana davanti a Montecitorio la sua immagine diventò il simbolo della lotta pro Stamina.

Matteo Vocino, appassionato di arti figurative e pittoriche, dal 1987 al 1997 si è dedicato al disegno e alla pittura come autodidatta, esponendo i suoi lavori in due mostre cittadine del 1991 e del 1995. Nel 2006 ha regalato al suo affezionato pubblico un cd musicale, dal titolo “Come un gabbiano” cui è seguito il concerto “LIVE4LIFE”, realizzato con l’Associazione Culturale “Prospettive Artistiche” e con il patrocinio dell’amministrazione comunale di San Nicandro Garganico (FG). Nel 2007 ha pubblicato “Aforismi (meno) seri e (più) semiseri sul cervello e dintorni” per la Gioiosa Editrice. Nel 2011 “Versi e canti diversi” per la Publigrafic; nel 2012 è seguita la silloge “La Voce dell’Anima” e nel 2013 è stata la volta della raccolta “104 – Gargano H & N – Mini racconti horror & neri”, ambientati nel Gargano. Attualmente, Matteo Vocino si dedica agli hobby del  fotomontaggio e video-fotografico, della grafica (graphic design, surface-pattern designer, lettering), fotoritocco, disegno digitale, produzione e vendita t-shirt, tazze mog. Ma la sua più grande passione rimane la scrittura di testi di ogni genere letterario vicino all’universo del suo mondo ideale: poesie, racconti noir, gialli, thriller, horror, favole, filastrocche, testi musicali. Dal 2022 è attivo un suo profilo artistico su Instagram: http://www.instagram.com/dr.doodle73/.

Il volume “Favole Bonsai” è distribuito direttamente dall’Autore che lo ha autopubblicato.

Un Crocifisso stile Bauhaus la nuova opera della designer orafa Giovanna Iervolino 

A Peschici sulle orme di Alfredo Bortoluzzi…

Il Laboratorio “Le GIOJE del Gargano” di Peschici, in occasione delle feste pasquali, presenta un nuovo gioiello: un Crocifisso ispirato al Trittico della  Crocifissione di Alfredo Bortoluzzi.

A crearlo è la designer orafa Maria Giovanna Iervolino che in un video, sulle note del  “Miserere” delle confraternite di Peschici, descrive l’iter dell’artista italo-tedesco ispiratore del suo lavoro:

« Alfredo Bortoluzzi, artista contemporaneo formatosi al Bauhaus antinazista, visse l’orrore del lager durante la Guerra mondiale.  Un velo di malinconia attraversa le sue opere,  pennellate cupe interrotte sporadicamente da violenti colpi di luce. Le sue GIOJE improvvise! Nel 1953 sarà folgorato dai colori di Peschici dove scoprirà una spiritualità solare, protesa al mondo greco. Affascinato dalle case del borgo, ne percepì lo stile orientale e il movimento delle cupole, simile alle onde del mare. Da tanta bellezza trasse linfa vitale d’ispirazione per le sue opere presenti nella Chiesa di S. Elia Profeta, tra cui una toccante Via Crucis. Nel 1981 per onorare la memoria dei genitori, donerà a Peschici il trittico della Crocifissione.

Anche in questo capolavoro, la luce inonda la parte centrale:   c’è Cristo sulla croce, segno di salvezza, vita e LUCE!».

Un Cristo che GioJe ha “illuminato” con una lavorazione in argento, con supporti in materiali diversi.

La designer Giovanna Iervolino è nata a Peschici nel 1970. A Pescara ha conseguito la Laurea magistrale in economia e commercio, con una tesi sugli “Aspetti economici geografici del settore orafo partenopeo“. A Caserta ha frequentato la scuola orafa del “Tarì”, il complesso polifunzionale del Sud Italia più importante del settore. Ha seguito corsi in oreficeria, incastonatura, gemmologia, disegno e storia del gioiello, riconosciuti a livello europeo.  Nel 2002 ha avviato la sua esperienza imprenditoriale presso l’azienda di famiglia, ma nel 2021 si è messa in proprio,  aprendo il laboratorio “GioJe del Gargano” dove GioJe è il logo con le sue iniziali. In questa piccola realtà, stanno prendendo forma tutte le creazioni di Giovanna Iervolino che parlano del suo territorio. Filo conduttore  è l’aspetto religioso, frutto della sua educazione familiare profondamente cattolica. 

Teresa Maria Rauzino 

Video GioJe

La  parabola del magistrato rodiano Mauro Del Giudice, Istruttore del Processo Matteotti

“Salvare la sua opera dalla damnatio memoriae”

di Daniela Corfiati

Si deve ad un lungo e accurato lavoro di indagine di Teresa Maria Rauzino il recupero ed il riordino di una imponente mole di scritti inediti di Mauro Del Giudice, il magistrato istruttore del processo Matteotti, nato nel 1857 a Rodi sul Gargano, quando la Puglia apparteneva ancora al Regno delle due Sicilie. “Il magistrato che fece tremare il Duce Mauro Del Giudice. Memorie e Cronistoria del Matteotti” è il titolo del volume nel quale la curatrice delinea un profilo postumo del personaggio con ampi approfondimenti sul contesto storico, sociale, politico in cui è vissuto. Nel 1947 Mauro Del Giudice scrive la Cronistoria del processo Matteotti e con le Memorie si rivela un testo di scottante attualità, come emerge anche dalle considerazioni della curatrice. In quel periodo visse a Vieste dove si ritirò dopo le turbinose vicende che lo videro testimone critico del suo tempo: è nella città garganica che il magistrato decise di scrivere le sue memorie, consapevole della damnatio memoriae a cui sarebbe andato incontro dopo l’affaire Matteotti. Il manoscritto inedito che viene oggi pubblicato fu donato dalla famiglia di Del Giudice al Comune di Rodi Garganico, poi fortunosamente  ritrovato nella locale biblioteca, dove sono collocati in ordine sparso  i libri del magistrato, alcune sue opere pubblicate a stampa, le sue carte  inedite”. Un’ulteriore ricerca in varie biblioteche italiane ha permesso di recuperare in fotocopia i volumi mancanti. “Soltanto così, già in un precedente nostro saggio, pubblicato da Giuseppe Cassieri nella collana Gli ori del Gargano, abbiamo potuto avviare una prima analisi del pensiero giuridico-letterario del magistrato rodiano” scrive nella sua introduzione Rauzino.

La Cronistoria, pubblicata postuma nel 1954 a cura di Alberto Scabelloni dall’editore Lomonaco di Palermo) , caduta nel dimenticatoio, fu ripresa e ripubblicata nel 1984 da Matteo Matteotti, un’edizione oggi introvabile. Le Memorie, scritte al termine della sua carriera di magistrato durata quarant’anni e fino ad oggi inedite, e la Cronistoria costituiscono la prima e la seconda parte di questo volume curato dalla Rauzino, che presenta la prefazione di Silverio Silvestri e la postfazione di Michele Eugenio Di Carlo.

Del Giudice, nato nel Regno borbonico, integerrimo magistrato nell’Italia monarchica e fascista, morì nel 1951, in era repubblicana.

Dalla sua parabola esistenziale – a cui Rauzino aggiunge una tessera essenziale – emerge il rigore morale dell’uomo, oltre che del servitore della legge, che non fece sconti a nessuno nel denunciare corruttele e malcostume, nel clima illiberale che respirò soprattutto nel Mezzogiorno arretrato di cui era figlio e in cui si dispiegò il suo impegno, tanto da essere rivalutato tra i maggiori esponenti del meridionalismo della sua epoca.

IL ”PALOMBARO”CHE VENNE DAL GARGANO. “RODI E VIESTE TRA LE CITTÀ DEL PROGRAMMA DI CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO DALLA MORTE DI MATTEOTTI”

L’INTERVISTA

  • Professoressa Rauzino, dove ha origine il Suo interesse per la figura e la genesi dell’opera che ha dato alle stampe?

Quando mi trasferii a vivere da Peschici a Rodi, nel passaggio di cattedra dalla scuola media alle superiori, andai ad insegnare all’Istituto Del Giudice e andai ad abitare in Via Del Giudice. Subito mi incuriosii della figura di questo  magistrato e cominciai a ricercare i suoi libri. Trovai allora soltanto un libello di 46 pagine ma la mia ricerca non si fermò. Seppi in seguito che c’erano alcuni volumi e manoscritti donati dalla famiglia Del Giudice al Comune di Rodi che erano stati spostati, a seguito di lavori fatti eseguire al Comune, dall’archivio municipale alla biblioteca. Si trattava di 4 o 5 faldoni salvati e ricollocati in ordine sparso. Da qui ha avuto inizio il mio lavoro di ricostruzione, ho digitalizzato quasi tutto l’archivio, e trascritto le Memorie, circa 450 pa­gine, in cui era espresso il de­siderio di Del Giudice che esse fossero pubblicate a fu­tura memoria, per spezzare la congiura del silenzio e per sottrarre ad una sorta di damnatio memoriae dopo i noti fatti del processo per assassinio di Matteotti. In esse il racconto parte dalla nascita a Rodi – suo padre fu il primo sindaco della città garganica dell’Italia unitaria – ripercorre la sua carriera di magistrato, egli sosteneva infatti che “la migliore difesa è farsi conoscere”.

  • Qual è il tratto provinciale che contraddistinse la sua opera, così come emerge dalle Memorie?

Va detto che ha accompagnato dal nascere al tramonto l’Italia monarchica; ha visto l’alba della Repubblica con la Costituente e le prime elezioni politiche del 1948. Morì a Roma nel 1951.Visse quindi ben 94 anni. Nelle Memorie consegna una serrata denuncia della magistratura del tempo, dove trovavano collocamento i più incapaci che facevano i nuotatori, come li chiamava Del Giudice, coloro che emergevano appoggiandosi al potere esecutivo a chi poteva favorirli nella carriera, mentre lui doveva fare il “palombaro”, cioè il subacqueo per difendere l’integrità del suo ruolo. E’ molto diretto nella sua critica, racconta tutte le peripezie che dovette affrontare da quando decise di intraprendere la carriera di magistrato. Il suo giudizio è molto negativo sulla classe politica ed imprenditoriale. In molti dei suoi processi seguì casi di intrecci tra politica e malaffare, questo gli procurò diversi disagi, spesso mandato per punizione nelle sedi meno ambite. Durante la sua attività, Del Giudice girovagò da un tribunale all’altro della Puglia, della Calabria, del Lazio e della Sicilia.

Quando Matteotti  fu assassinato, Mauro Del Giudice era presidente della sezione di accusa presso la corte d’Appello di Roma e a lui toccò l’ufficio di giudice Istruttore per quel delitto.

  • Il prossimo anno cade la ricorrenza dei cento anni della morte di Matteotti e, anche grazie alle sue ricerche, le città di Rodi e Vieste sono state comprese nel programma nazionale delle celebrazioni.

Tutto è nato da un contatto che ho avuto col Direttore dell’Archivio storico del Senato Giampiero Buonomo che lesse ciò che avevo scritto sul Del Giudice e mi inviò una lettera in cui mi chiedeva alcune informazioni e si complimentava per il lavoro svolto. Ne è nata una collaborazione molto proficua; nel contempo ho ricevuto molte indicazioni utili per ricostruire il contesto generale in  cui maturò il delitto Matteotti, ho potuto consultare i giornali nazionali dell’epoca e corrispondenze del giudice, da cui emerge che ci furono anche contatti con la massoneria foggiana, che al tempo era su posizioni antifasciste ed aveva avversato il regime. Noi siamo convinti che il movente dell’assassinio fu politico, Buonomo sta portando avanti le sue tesi in contrapposizione con quella di Mauro Canali, massimo teorico del processo Matteotti che insegue la pista affaristica dei torbidi affari relativi a una concessione petrolifera, Buonomo invece ha dimostrato che il delitto ebbe una matrice tutta politica. Quando la senatrice Segre ha ripresentato il disegno di legge Nencini  per le celebrazioni dell’anniversario, dopo la caduta del governo Draghi, l’introduzione di un emendamento ha permesso a Rodi e Vieste di rientrare nel programma. A Vieste Mauro Del Giudice, in coerenza con i suoi ideali, esercitò anche un’attività antifascista e probabilmente collaborò anche con il CNL, come documentano due delibere del 1945 della Giunta comunale di Vieste, che riferiscono della ricompensa del Governo Militare Alleato per l’impegno di altri due antifascisti locali. E fu al Pretore di Vieste che Mauro Del Giudice rese la deposizione che, assieme agli altri elementi raccolti dall’Alto commissario per i reati fascisti, servì di base alla Cassazione per annullare la sentenza della Corte di Chieti del 1926 e ordinare la riapertura dell’istruttoria per il processo Matteotti.

  • Quale sarà il suo contributo al programma delle celebrazioni del 2024?

Mi piacerebbe poter lavorare con le scuole, attivare gruppi teatrali del territorio a preparare delle rappresentazioni da proporre agli studenti. Il mio proposito inoltre è quello di trascrivere tutti i restanti manoscritti di Del Giudice e cercare di pubblicarli.

  • Intanto è prossima la presentazione de Il magistrato che fece tremare il Duce…

E’ fissata per la serata del 12 agosto 2023, a Largo Cairoli, a Rodi, l’incontro avrà per titolo “Il delitto Matteotti e i garganici”, oltre a me interverranno Vincenzo Russo, già procuratore della Repubblica di Foggia, Giampiero Buonomo, Direttore Archivio Storico del Senato e il Sindaco Carmine D’Anelli.

L’AUTRICE

Insegnante e storica della sua terra amata e raccontata

Teresa Maria Rauzino è Presidente della sezione Gargano Nord della Società  di Storia Patria della Puglia. Ha insegnato Italiano e Storia presso l’Istituto Superiore “Mauro Del Giudice” di Rodi Garganico. Collabora con varie testate giornalistiche e associazioni culturali. Dal 1997, in qualità di presidente del Centro Studi «Giuseppe Martella» di Peschici, sta sensibilizzando l’opinione pubblica al recupero dell’abbazia medievale di Kàlena da anni abbandonata al degrado e all’indifferenza. E’ autrice e coautrice di numerosi volumi di storia, religiosità popolare e biografie soprattutto riferite al Gargano.

 LE “MEMORIE” SCRITTE DA MAURO DEL GIUDICE AL TERMINE DELLA SUA CARRIERA DI MAGISTRATO, DURATA QUARANT’ANNI, E FINO AD OGGI RIMASTE INEDITE

APPUNTI E RIFLESSIONI DI MAURO DEL GIUDICE SULLA CORRUZIONE DELLA MAGISTRATURA

(testo tratto da Il magistrato che fece tremare il Duce. Mauro Del Giudice: Memorie e Cronistoria del processo Matteotti, a cura di Teresa Maria Rauzino, Amazon 2022).

 “Nel decennio corso dal 1876 al 1886, la Pretura di Rodi Garganico ebbe a subire il più triste periodo di decadenza che si possa immaginare, ché precisamente in quel tratto di tempo si ebbe un seguito di pretori quasi tutti vecchi di anni e di servizio, colà mandati per punizione. Facile immaginare sotto quali auspici incominciai colà l’esercizio professionale (…). Lo stato di sfacelo in cui versava la pretura del mio paese e gli scandali giudiziari che in quel tempo si verificavano in Italia, ad opera della infausta politica corruttrice del Depretis, cui suggerimmo all’avvento dell’on. Tajani nel Ministero di Grazia e Giustizia uno studio, diviso in due parti, intorno alle condizioni morali ed economiche della magistratura ed all’urgente necessità che il paese avvertiva di una radicale riforma dell’ordinamento giudiziario che più volte era dal Governo promessa, senza mai ottenere le fatte promesse. Questo studio apparve in varie puntate nei numeri 11-12-14-17-20 e 21 del «Corriere» dell’anno 1885, e che poi feci ripubblicare, assieme ad altri articoli su svariati argomenti, in un volume nell’anno 1918 della Tipografia Italiana di pubblicità di Roma sotto il titolo Problemi di ieri…e di domani. Il mio amico e collega Donato Faggella, allora consigliere della Corte di cassazione ed ora primo presidente della Corte di appello, volle onorare quella ristampa di una sua splendida prefazione. Quel mio studio, al suo primo apparire sul «Corriere di Capitanata», ebbe un lusinghiero successo nella provincia di Foggia, e riscosse il plauso di distinti avvocati e magistrati del Tribunale di Lucera. Ebbi il plauso tra gli altri di Paolo Mazzella, allora procuratore del Re, che prese a stimarmi tanto che sul finire di quell’anno, rimasto vacante il posto di vicepretore mandamentale a Rodi, non esitò a proporre il mio nome per coprire il posto, e del mio amico prof. Michele  avv. Longo, che mi scrisse una lettera di congratulazioni. Piacquero quei miei scritti giovanili, specialmente per il coraggio di cui avevo dato prova chiamando, senza fare uso di eufemismi di sorta, realisticamente pane il pane, vino il vino, corruzione la corruzione. Mettevo in risalto in quegli scritti che la Magistratura –la quale come e più della moglie di Cesare dovrebbe restare immune dal semplice sospetto – era non solo sospettata di partigianeria e di soverchia docilità al verbo ministeriale, ma anche apertamente di corruzione. E scrivevo testualmente: «Noi crediamo che non tutte queste accuse abbiano fondamento di verità, ma cosa certa è che qualche fradicio deve pur esservi in Danimarca, se sono stati possibili processi come quelli del Giovio, dello Strigelli, del Merlin e dello Sbarbaro, per non citare che i più recenti… Lo so che la parola corruzione suonerà un po’ ostica; ma la verità non tollera esigenze di falsa convenienza sociale. Che cosa si può, a cagione d’esempio, pretendere da un pretore o da un giudice di tribunale con stipendi meschinissimi che variano dalle 2200 alle 3500 lire all’anno? Supponendo che qualcuno di questi poveri paria dell’ordine giudiziario sia oberato di figli e non abbia risorsa che lo stipendio, come farà a sopperire a tutti i bisogni della sua numerosa famiglia?». Come disse il poeta latino Virgilio: «Malesuada  fames  ac  turpis egestas» [La miseria è cattiva consigliera e genitrice di reati]. L’on. Pessina, nella discussione del bilancio di Grazia e Giustizia, chiamò atroce ingiuria l’allusione fatta da certi deputati a sospetti di corruzione nella Magistratura e soggiunse che questa, per l’angustia del bilancio dello Stato, si è volentieri sobbarcata ad aver poco, affrontandole ansie dell’avvenire e vincendo le durezze del presente, conscia che essa conserva immacolata la toga. Ora, con tutto il rispetto dovuto all’eminente giureconsulto napoletano, siamo costretti a significare che, in quella occasione, il suo fu piuttosto linguaggio da retore che da statista. I magistrati sono uomini, e come tali soggetti alle necessità fisiologiche ed alle esigenze della vita sociale. Hanno pur essi dei bisogni fisici e morali che imperiosamente reclamano l’appagamento. Nulla d’eroico c’è nella Magistratura nostra, come del resto in tutte le Magistrature del mondo; e d’altra parte gli Aristidi ed i Focioni sono oggi personaggi fuori stagione”.

Servizio di Daniela Corfiati su L’Attacco 5 Agosto 2023 pp. 18-19.

A Lucera domani la presentazione degli Atti del Convegno “Gli anni del fascismo in Capitanata”

L’ 8 febbraio, alle ore 19.00 presso il Circolo Unione di Lucera, a cura di Francesco Barbaro, Massimiliano Monaco e Giuseppe Trincucci, ci sarà la presentazione degli “Atti del Convegno: Gli anni del fascismo in Capitanata”, un’opera in due tomi di circa 800 pagine, curata da Pasquale Corsi e Giuseppe Trincucci.

In essa sono raccolte le testimonianze e gli studi di ventotto Autori che il 14 e 15 ottobre 2022, presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia) hanno approfondito la storia del fascismo nella nostra provincia con dovizia di particolari, basandosi su nuove ricerche e studi rispetto al fondamentale volume di Raffaele Colapietra “La Capitanata nel periodo fascista 1926-1943”, pubblicato dall’Amministrazione provinciale di Capitanata (Foggia, 1978).

Come scrive in prefazione il prof. Pasquale Corsi (presidente della Società di storia Patria per la Puglia), il periodo storico che va dai primordi del fascismo agli anni successivi alla caduta del regime, si intreccia con una molteplicità di tematiche politiche, sociali, economiche e culturali in senso lato, trattate da numerosi esperti dei diversi settori esaminati. Corsi rimarca che il cosiddetto Ventennio non può ridursi al concetto di corpo estraneo alla società italiana, una sorta di anomalia ed escrescenza episodica da riassorbire. Fu invece espressione di un determinato momento storico, caratterizzato dalla crisi del liberalismo e dalle conseguenze della Grande Guerra. In Italia dovrebbero ormai essere maturi i tempi, a distanza di tanti anni, per una pacificazione del pensiero storico nell’esame del ventennio fascista, da valutare sine ira et studio, evidenziando, in un quadro di esame globale, gli aspetti che hanno interagito con esso e lo hanno condizionato. E richiama la metodologia di Renzo de Felice che, pur tra critiche e dissensi, resta sostanzialmente valida.

Nell’introduzione ai due volumi, il prof. Stefano Picciaredda (Dipartimento di studi umanistici-Università di Foggia) sottolinea che “La Capitanata fu la provincia d’Italia in cui le iniziative di più profondo impegno del regime fascista, quali la battaglia del grano e la bonifica integrale, assunsero il significato di una parola d’ordine estremamente impegnative e qualificanti e proprio in Capitanata esse ebbero il loro massimo banco di prova e il più eloquente sostanziale fallimento … I problemi di fondo rimasero persistenti e sarebbero tornati prepotentemente alla ribalta nel secondo dopoguerra”.

Le relazioni del Convegno, pubblicate dalla Società di Storia Patria per la Puglia in collaborazione con i presidenti delle sezioni di Lucera, Foggia, Manfredonia e San Severo e con il Dipartimento di studi umanistici dell’Università di Foggia, sono tutte da leggere. Fondamentali per capire un periodo cruciale della nostra storia. Non solo pugliese, ma nazionale.

Teresa Maria Rauzino

« La passione per la storia e i “maestri” che ho avuto sono stati determinanti per il mio impegno per il Gargano»

  

Intervista del mensile “Il Provinciale” alla prof. ssa Teresa Maria Rauzino

Originaria di Peschici, già insegnante di lettere moderne e pubblicista, Teresa Maria Rauzino collabora con varie testate giornalistiche ed è appassionata di studi storici e tradizioni locali. E’ autrice di alcune opere, come quelle riguardanti la figura del magistrato Mauro Del Giudice e il Regio Liceo “Lanza” di Foggia. Tra le svariate attività culturali è Presidente del Centro Studi “G. Martella” ed è particolarmente dedita al recupero dell’Abbazia benedettina di Kàlena, importante monumento medievale della Capitanata e del Sud d’Italia. Attualmente è anche membro del sodalizio che si riconosce nella “Carta di Calenella”, rendendosi partecipe delle varie adunanze nei centri garganici. Questo colloquio è incentrato sul Gargano, ma spazia anche su un più vasto orizzonte daunio e pugliese. 

– Innanzitutto, com’è nata in lei la vivida passione per la terra garganica. C’è stato un maestro che l’ha particolarmente ispirata e avviata a interessi specifici sul piano storico-culturale?

Ho sempre avuto una forte passione per la storia. All’Università di Firenze ebbi la fortuna di avere  docenti  di alta levatura come Rosario Villari, Ernesto Ragionieri,  Gabriele Turi, Giovanni Cherubini e Lanfranco Caretti. Da loro appresi metodologie  di studio  che ho applicato per approfondire la ricerca. Quando tornai sul Gargano fu naturale proseguire lo studio del mio territorio. Qui  trovai un altro eccelso maestro, il preside Filippo Fiorentino che fece della scuola dove insegnavo, l’lstituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Mauro del Giudice”, un laboratorio permanente di ricerca ambientale oltre che storico-artistico-letteraria. Affinai i miei interessi con altri insigni Maestri di studi e di vita. Ricordo in particolare la prof.ssa Liana Bertoldi Lenoci e il prof. Raffaele Licinio, medievista di livello internazionale che mi incoraggiarono a portare avanti la campagna di sensibilizzazione per il restauro e la valorizzazione dell’abbazia di Kalena, in agro di Peschici, da anni abbandonata al degrado nell’indifferenza generale.

Potrei sbagliarmi, ma ho la sensazione che difettino rispetto al passato indagini di giornalisti e scrittori che entrino… nelle “viscere” del Promontorio e descrivano le sue bellezze e problematiche anche attraverso gli eventuali mutamenti sociali o trasformazioni antropologiche. E poi c’è il persistente fenomeno mafioso. Perché, a fronte di una certa omertà, manca una più larga protesta e mobilitazione delle comunità civili? E’ solo rassegnazione?

Verso la fine del Novecento e nel primo decennio del Duemila gli intellettuali e studiosi garganici furono una fucina di studi e ricerca, tendenti a modificare le criticità ataviche del territorio. Ci  fu una forte mobilitazione per istituire il Parco Nazionale del Gargano. L’opinione pubblica era allora manipolata dalla politica becera che vedeva di cattivo occhio le regole ambientali, ritenute un blocco alla politica urbanistica sregolata che aveva già provocato scempi territoriali evidenti. Ero caporedattrice del mensile di cultura “Il Gargano nuovo”, che pubblicò articoli fortemente critici.

Ci fu nel primo decennio del Duemila una forte opposizione alle trivellazioni in Adriatico e   che rischiavano di rendere il nostro mare territorio di nessuno, non si poteva trivellare un mare tra i più incontaminati del mondo senza creare scompensi per il turismo,  principale fonte di reddito  degli abitanti del Gargano. 

Per quanto riguarda il fenomeno mafioso gli antidoti li conosciamo. Purtroppo le politiche occupazionali sono al palo, molti nostri giovani laureati con lode nelle migliori università italiane sono costretti a cercare lavoro altrove, il depauperamento culturale che ne consegue lascia spazio a un regresso economico in cui la mafia trova facile manovalanza. Le comunità civili si mobilitano quando accadono fatti eclatanti, delitti efferati ma la mentalità che ha reso la mafia locale, la cosiddetta quarta mafia, pericolosa e invasiva, è difficile da sradicare, in assenza di una politica efficace di controllo del territorio da parte dello Stato.   

Presumo che abbia il “polso” di quanto fermenta in ambito artistico-letterario sia nel Gargano che nell’intera Provincia. C’è qualche emergente figura che andrebbe eventualmente segnalata o incoraggiata per il proprio talento?

La Capitanata  è ricca di fermenti culturali di spessore. Con le  adunanze di Carta Calenella abbiamo avuto modo di sondarli. Il nostro intento era di mettere in rete studiosi di vari settori su ambiti tematici  unificanti. Abbiamo molti giovani talentuosi, che stanno operando a livelli di eccellenza. Fra tutti segnalo Donato Giovannelli, un giovane scienziato  di Rodi garganico,  professore ordinario all’Università di Napoli, che con il suo team effettua ricerche biologiche negli ambienti ” estremi” del mondo. Con risultati  davvero importanti, premiati da finanziamenti internazionali.

Prof.ssa Rauzino, le ripropongo la stessa domanda che qualche tempo addietro rivolsi allo scrittore Antonio Motta di San Marco in Lamis. Una volta esistevano tra la Puglia e la Basilicata gruppi di studiosi interdisciplinari che con i loro documenti e dibattiti stimolavano una vigilanza critica nei confronti delle locali élites al fine di propugnare opportune iniziative socio-economiche. Le sembra che la progettualità della “Carta di Calenella” possa riproporsi su tale scia?

Il gruppo di Carta Calenella, in questi due anni di vita, non  si è limitato a fare una ricognizione delle risorse in campo. La vigilanza critica si è  concretizzata nell’esprimere il  punto di vista degli studiosi su argomenti di interesse come la chiusura delle biblioteche comunali, lo spreco della “risorsa acqua” che si verifica con il degrado e l’abbandono di varie sorgenti del Gargano, un tempo utilizzate al massimo. C’è stata la pronuncia di Carta Calenella sulle piste tagliafuoco in Foresta Umbra, un intervento considerato dai nostri esperti forestali  “non necessario”.

– Tra i suoi svariati impegni verso il territorio, verso quale di esse si sente maggiormente trasportata, e perché? 

Per il futuro, vorrei dare priorità alla ricerca storica. È questo il settore di mia stretta competenza. La mia presidenza della sezione Gargano Nord della Società di Storia Patria per la Puglia mi richiama a  stimoli per nuove ricerche storiche.

– Quali iniziative potrebbero essere intraprese sul Promontorio a favore dei giovani studenti per potenziare il tessuto civico-culturale e far loro acquisire una maggiore consapevolezza come futura classe dirigente?

Troppo spesso la logica imperante dei programmi e dei progetti fa trascurare ai Dirigenti scolastici e ai Docenti una regola fondamentale: l’educazione civico-culturale è prassi quotidiana da inserire nel cuore degli insegnamenti disciplinari. Non è progettualità altra…

– Dal volume sul Liceo “Lanza” di Foggia, che lei ha frequentato, emerge l’esplicito riferimento a una cellula di docenti antifascisti in contatto col movimento liberalsocialista facente capo a Tommaso Fiore. Sa darmi qualche ulteriore notizia in merito a questi attivisti, rivelandone magari qualche aspetto inedito o sottaciuto.

Negli anni Trenta la Libreria “Pilone” di Foggia divenne punto di incontro di intellettuali come i prof. Oronzo Marangelli e Gerardo De Caro, Nicola Beccia, Benedetto Biagi, Romolo Caggese, Leone Mucci, Giovanni Raho. Erano liberali, socialisti o popolari accomunati dall’avversione o dalla “fronda” al fascismo. In questa libreria dal 1941 si ritrovarono i professori Antonio Vivoli e Francesco Perna (docente di lettere al Ginnasio del Liceo Lanza). Erano collegati tramite i restanti fratelli Perna, Giuseppe e Raffaele, al gruppo antifascista di  Tommaso Fiore.  Francesco Perna diffuse tra i colleghi tre dattiloscritti:  1) “Lettera aperta del cittadino Settembrini”, si affermava che la rivoluzione nazional socialista era una frutto dell’ideologia di una razza superba e sopraffatrice, tesa alla conquista del dominio mondiale. Il secondo opuscolo,  “Decalogo del Partito Liberale Socialista”, conteneva spunti polemici contro la monarchia e accennava all’impreparazione dell’esercito italiano e ai metodi brutali usati dai soldati tedeschi contro la popolazione greca.  Il terzo opuscolo, “Il fronte della libertà”, incitava  tutti a schierarsi su un fronte unico per abbattere con ogni mezzo la dittatura fascista, per riaffermare in Italia le essenziali libertà dei cittadini.

Di tanto in tanto fanno capolino in Capitanata, specie nel Subappennino, istanze localistiche per distaccarsi dalla regione pugliese ed aggregarsi al Molise alla Campania. Come commenta una tale presa di posizione? Non andrebbe eventualmente salvaguardata l’unitarietà della Puglia o delle Puglie, come si diceva una volta?

L’erba del vicino è  sempre più verde …    La Moldaunia non è  stata mai nelle mie corde. Gli stessi problemi che abbiamo noi pugliesi sono presenti in Molise, o in altre regioni come la Campania. Piuttosto auspicherei un fronte comune contro l’Autonomia Differenziata che vorrebbe portare il Sud Italia a livelli di sottosviluppo inaccettabili rispetto alle regioni ricche del Centro Nord, che hanno goduto e godono di forti vantaggi nella distribuzione delle risorse in base alla loro “spesa storica”. Un argomento purtroppo sconosciuto ai più…

 Domenico Di Nuovo su   “Il Provinciale”  (Anno XXXIV, n 2, Dicembre 2023)

Festival del Tratturo 2023: “Percorso unitario e identitario”

Il Festival del Tratturo mette le basi per un futuro “Cammino dei Pastori”. L’edizione 2023 dell’evento organizzato dall’Associazione Il Tratturo Magno 4.0 e la premiazione della terza edizione del Premio Letterario “Tratturo Magno”.

Si è svolta sabato 25 novembre a Palazzo della Dogana di Foggia l’edizione 2023 del Festival del Tratturo, promosso dall’Associazione “Il Tratturo Magno 4.0“, Casartigiani e i Club Unesco di L’Aquila e Foggia, con il patrocinio del Ministero del Turismo, delle regioni Puglia e Abruzzo, delle province di Foggia, L’Aquila e Chieti e dell’Università di Foggia.
Prima parte della giornata dedicata al convegno “Tratturo Magno: sinergie delle tre Regioni del Tratturo, progettualità e fattibilità di un futuro ‘Cammino dei Pastori’”, moderato da Filippo Santigliano (La Gazzetta del Mezzogiorno). Nel pomeriggio, invece, la cerimonia di premiazione della terza edizione del Premio Letterario “Tratturo Magno”, moderato da Antonella d’Avola .

Tanta la carne al fuoco per una giornata densa di contenuti e progettualità: dalle ultime novità dal Senato che sta lavorando a una nuova legge sui Cammini, così come illustrato dalla vice capo di Gabinetto del Ministero del Turismo, Maria Carla Ciani, alla volontà delle due Regioni, Abruzzo e Puglia, di avviare un percorso comune insieme al Molise per la valorizzazione dei tratturi, che porti a un vero e proprio protocollo d’intesa interregionale, e infine a definire delle basi progettuali per il futuro “Cammino dei Pastori”.

“È stata una giornata molto positiva – ha sottolineato il presidente dell’Associazione “Il Tratturo Magno” Danilo Taddei – anche sul fronte della progettualità, con tanti spunti concreti per rendere il Tratturo Magno un percorso unitario e identitario per tutte e tre le regioni. Siamo soddisfatti delle parole che abbiamo sentito sia dal Ministero che dalle Regioni, tutti stanno investendo su questo settore”. Per quanto riguarda invece il Premio Letterario, ha sottolineato il presidente Taddei, “siamo arrivati alla terza edizione e come sempre c’è stata grande partecipazione, con contributi di altissimo livello e molto emozionanti”.

In merito della proposta progettuale, l’ing. Alessandro Di Loreto, coordinatore generale dell’Associazione, ha messo sul tavolo strategie e obiettivi, sottolineando l’importanza dei tratturi come nuovi cammini turistici e religiosi, e l’importanza del ruolo dei pastori come “custodi” dei pascoli di montagna, per una adeguata utilizzazione dei pascoli stessi, oggi fondamentale per la tutela ambientale di vasti territori appenninici.

Illustrato anche il progetto Pilota elaborato dall’Associazione partner dei comuni, tra Barisciano e Capestrano in corso di finanziamento. Fondamentale l’unitarietà dei progetti di riuso dei tratturi Regi e la loro gestione in fase di esercizio.

Pasquale del Vecchio (professore associato di ingegneria gestionale e docente di Economia e Politiche di Sviluppo del Territorio, Università Lum) ha relazionato sulla “Digitalizzazione e sostenibilità: strategie e strumenti per la valorizzazione della rete dei tratturi”.

Rosa Nicoletta Tomasone (coordinatrice rete italiana “Le vie di Carlo V”) ha illustrato il protocollo di intesa dall’APS centro culturale internazionale “L. Einaudi” con l’Associazione “Il Tratturo Magno 4.0”.

Partecipanti interessati all’Evento, anche rappresentanti della Fondazione Banco di Napoli, cons. Luigi Perrella, che ha promosso nella giornata del 24 novembre 2023 un incontro specifico sui Tratturi, con la partecipazione dell’ing. Di Loreto, nella propria sede di Napoli, dove è emersa evidente la necessità di concentrarsi su un progetto Tratturi che sia condiviso tra Stato, Regioni, autonomie locali, Enti e soggetti imprenditori privati, con un possibile ruolo importante della Fondazione stessa.

A seguire i qualificati interventi degli esperti di Regione Puglia, con il Dirigente della sezione Demanio e Patrimonio, Costanza Moreo, il referente del gruppo di lavoro DRV per l’Università di Foggia, i professori Saverio Russo e Massimo Monteleone, e la referente del gruppo di lavoro DRV per il Politecnico di Bari Dicatech, la professoressa Angela Barbanente, che hanno illustrato il progetto specifico per la rigenerazione del sedime del Tratturo Magno in Puglia, già predisposto dalla Regione.

“Un approccio interscalare alla valorizzazione dei tratturi” è il tema approfondito dal gruppo di lavoro formato da Anita Guarnieri (dirigente della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia), Francesco Capurso (dirigente del servizio Amministrazione Beni del Demanio Armentizio, Regione Puglia), Angelo Ricchiuto (progettista del PFTE del progetto pilota sul Tratturo Magno L’AQUILA-FOGGIA nel tratto compreso tra i comuni di San Paolo di Civitate e San Severo“).

Soddisfazione è stata espressa anche dal vicepresidente della Regione Puglia, Raffaele Piemontese, intervenuto al Festival del Tratturo: “Siamo particolarmente contenti di aver legato ulteriormente i rapporti con l’Abruzzo, grazie a questa bella iniziativa dell’Associazione Tratturo Magno 4.0. Siamo convinti che i tratturi non abbiano a che fare solo con la tradizione, ma siano uno strumento in grado di generare economia e sviluppo sostenibile. La Regione Puglia ha investito 2 milioni di euro per ridare vita a un pezzo del tratturo Foggia L’Aquila, nella parte nord del Tavoliere. Con l’Abruzzo vorremmo continuare insieme a fare questo lavoro, perché ha un riverbero concreto sui nostri territori”.

In rappresentanza della Regione Abruzzo, il capogruppo di FdI in Consiglio regionale, Massimo Verrecchia: “Abbiamo partecipato a una bellissima iniziativa in un luogo simbolico per la Transumanza, come il Palazzo della Dogana. È un avvenimento importante che rinsalda questo forte legame tra Abruzzo, Puglia e Molise, dando opportunità di sviluppo per ritrovare un’armonica alleanza. La Regione Abruzzo non si tirerà indietro, faremo la nostra parte per portare avanti un percorso importante che aiuterà a valorizzare e riscoprire questi luoghi che per noi rappresentano una importante tradizione”.

Per il Comune de L’Aquila, il vicesindaco Raffaele Daniele: “Come amministrazione comunale vogliamo esserci, perché siamo convinti che una tradizione come la Transumanza possa essere – applicando le giuste sinergie tra istituzioni – un veicolo importante per lo sviluppo di un territorio che, dall’Abruzzo, arriva fino alla Puglia”.

Dalla Regione Molise sono intervenuti il Sindaco di Campodipietra Giuseppe Notartommaso e l’arch. Luigi Valente che hanno illustrato l’importante progetto in corso di attuazione sulla Regione, (Contratto Istituzionale di Sviluppo) C.I.S. che prevede investimenti in 156 Comuni (Campodipietra capofila) per un importo complessivo di 220 milioni di euro. Sono stati individuati e illustrati molti interventi che riguardano le aree tratturali della Regione. Il Sindaco ha sottolineato l’importanza del coordinamento tra i Comuni e altri enti anche per la fase gestionale degli investimenti.
Tra gli altri partecipanti, Andrea Tatafiore per il Club Unesco L’Aquila, Maria Elvira Consiglio per il Club di Foggia, rappresentanti di Province, Università, Soprintendenza e Ordini professionali.

Nel pomeriggio la cerimonia di premiazione della terza edizione del Premio Letterario “Tratturo Magno”. Quest’anno, la portata ed il respiro del Premio, finora limitato ad opere inedite in prosa e poesia, si è esteso alla saggistica, ribadendo la natura pluriregionale dei territori del Tratturo Magno.
Rita Pelusi, coordinatrice della Giuria Tecnica, ha presentato gli altri componenti, “meravigliosi compagni di viaggio”: Ottavia Iarocci, Teresa Rauzino, Sarah Pelusi, Francesco Paolo Vincitorio, Alessandro Di Loreto e Francesco Spanò.

“Un particolare ringraziamento va anche a due illustri abruzzesi che mostrano sempre grande interesse al progetto, il Commissario Giovanni Legnini, ed il presidente onorario dell’Associazione, Gianni Letta, sempre disponibili a fornire, con la loro esperienza, consigli utili sulle strategie di sviluppo dell’iniziativa, ed entrambi membri della giuria onoraria del Premio Letterario”, sono le parole di Danilo Taddei.

Per la sezione poesiaMaria Assunta Oddi prima classificata con la lirica “Pastori oranti”, Marco Laratro secondo classificato con la lirica “Per Croci di Tratturi”, Maria Pompea Carrabba terza classificata con la lirica “Sulle antiche vie della transumanza”. Menzioni speciali per Ernesto Settanni, Rosa Francesca de Magistris e Luigi Zampino.

Per la sezione prosaLucio Zinni primo classificato con il racconto “Unheimlich-Spaesato”, Costantino Piemontese secondo classificato con il racconto “La fiaba di Stellina e Mnemosine” e terzo premio ex aequo per Ernesto Settanni per il racconto “Te lo dovevo” e Dino Primante con il racconto “La tempesta e i transumanti”. Menzione speciale per Ella Clafiria Grimaldi, Fernando Loretti, Graziana di Nunzio e Maria Teresa Giammichele.

Per la sezione saggiAntonella Palumbo prima classificata con il saggio “I culti di San Michele e San Giacomo lungo i tratturi”, Michele Eugenio Di Carlo secondo classificato con il saggio “Il dibattito di fine settecento lungo le vie erbose della transumanza” e Ruggero Dibitonto terzo classificato con il saggio “Transumanza e tratturi dall’Abruzzo alla Puglia”. Menzioni speciali per Antonio Galeota, Paolo Labombarda e Giuseppe Vittorio del Buono.
Stralci dei testi vincitori sono stati interpretati dall’attrice teatrale aquilana Tiziana Gioia.

Articolo pubblicato su

https://www.ilcapoluogo.it/2023/11/29/festival-del-tratturo-2023-verso-il-cammino-dei-pastori-percorso-unitario-e-identitario

“𝘽𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙁è”. Le bellissime donne di Peschici mobilitate per allestire “Il borgo del Natale”

Dal 7 Dicembre un mese di eventi e appuntamenti imperdibili!

Peschici, la “Perla del Gargano” si sta trasformando nella “Perla del Natale”.

Non è solo il titolo del cartellone natalizio allestito dal Comune di Peschici, ma un invito vero e proprio a vivere la magia delle imminenti festività, riscoprendo il fascino del Paese, rafforzandone il senso di comunità in sinergia con la Scuola, le parrocchie, le associazioni, le Partite iva, i gruppi spontanei e i cittadini tutti. Questo è il Progetto che ispira questa ricca e coinvolgente programmazione, senza precedenti, stilata in un clima di condivisione ed attenzione verso tutti, dai più piccoli ai più grandi.

Molteplici gli eventi ed appuntamenti che si alterneranno dal 7 dicembre 2023 per concludersi il 6 gennaio 2024, in una maestosa e luminosa scenografia curata nei minimi dettagli.

Ma la novità assoluta è l’iniziativa di un gruppo di donne di Peschici che si sono mobilitate e stanno lavorando alacremente per trasformare il centro storico del bel paesello in “Borgo del Natale”.

Guidate da Loreta Corso, hanno formato tanti gruppi di lavoro, trasformando le loro case in veri e propri “laboratori di Babbo Natale”. Cosa stanno preparando? Addobbi per trasformare vicoli, piazzette e balconi del borgo antico in tanti piccoli angoli tematici, con in sottofondo le note dei più celebri canti del Natale che aleggeranno per tutto il percorso, dalla Porta del Ponte al Castello.

Le signore, che sono già più di un centinaio, hanno realizzato gli allestimenti a proprie spese, o con piccoli contributi di privati e di qualche attività commerciale.

Fra gli eventi programmati nel “Borgo del Natale” meritano una menzione speciale “𝙇𝙚 𝙑𝙞𝙪𝙯𝙯𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙂𝙪𝙨𝙩𝙤”. Qui attiveranno le loro alacri “mani in pasta” le componenti del gruppo “𝘽𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙁è“.

Per chi non conoscesse il dialetto, “Bella Donna” era l’antico modo di interpellare le donne peschiciane da parte di chi non ne conosceva il nome e il cognome, ma anche per sottolinearne la bellezza, rilevata in un reportage dei primi del Novecento da uno scrittore della levatura di Riccardo Bacchelli che nel reportage “Strade e paesi” (1952) scrive:

“La maggior dolcezza della costiera è da Pèschici a Rodi, che si guardano di lontano, candide sulle loro due rupi alte al capo della spiaggia piena d’amenità. Pèschici era un paese poverissimo, senz’acqua, affastellato sullo scoglio. La gente viveva in parte in caverne scavate dentro la roccia tenera. Veramente a Pèschici la miseria stringeva il cuore, e vi si conosceva la mancanza di molte cose di prima necessità. Ebbene, Pèschici ha nome d’essere il paese che dà le più belle ragazze del Gargano. E devon esser belle assai, giudicando da quel che ho potuto scorgere passando. Ornate di collane e orecchini maiuscoli di vecchia filigrana, velate col fazzoletto o collo scialle, laboriose e riposate, salde donne sono le garganiche; contente dei loro uomini, contenti questi di loro: gran principio di ordine e di civiltà”.

Ribattezzate “𝙡𝙚 𝘿𝙤𝙣𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙏𝙧𝙖𝙙𝙞𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚”, le componenti del gruppo “𝘽𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙁è” risponderanno alla chiamata natalizia con la cultura culinaria del territorio, evidenziando la semplicità, genuinità e stagionalità dei prodotti peschiciani.

Come ha sottolineato l’intraprendente delegato allo sport e allo spettacolo Francesco D’Arenzo, nel gruppo “𝘽𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙁è” non c’è una “capa”, tantomeno una “coda”… poiché le otto componenti sono tutte “regine” della cucina peschiciana e garganica: sono Anna Costante, Lucrezia Costante, Antonietta Costantino, Agnese D’Arenzo, Loreta D’Arenzo, Vittoria D’Arenzo, Paoletta Martella, Raffaella Masella, Vittoria Pupillo, Angela Ranieri ed Ezia Santoro.

Nel gruppo, che ha esordito in Piazza Pertini durante la festa di Ognissanti, si percepisce tanta grinta, la stessa che le “Belle 𝙁è!” riverseranno dietro i fornelli, portando le prelibatezze territoriali alla portata di tutti, dei residenti e dei numerosi turisti che sceglieranno Peschici per trascorrere le vacanze di Natale.

Nel variegato Cartellone natalizio di Peschici figurano spettacoli per bambini, appuntamenti enogastronomici, presepe vivente, iniziative scolastiche, mostre, artisti di strada, concerti, saggio di danza. Oltre al “Borgo del Natale”, la novità assoluta sarà il Capodanno in Piazza Pertini, oltre a toccanti momenti dedicati alle commemorazioni e alla solidarietà.

Ma il messaggio più importante è già palese: è questo senso di comunità e partecipazione quasi scomparso negli ultimi anni … ma presente nelle antiche tradizioni di Peschici.

Teresa Maria Rauzino

I vincitori del Premio Letterario Tratturo Magno 2023

Cerimonia a Foggia, Palazzo Dogana

Sabato 25 novembre 2023, nell’ambito del “Festival del Tratturo” , che ha avuto come splendida cornice Palazzo Dogana, si è svolta la cerimonia di premiazione del Premio Letterario Tratturo Magno, organizzato dall’Associazione “Tratturo Magno 4.0” presieduta da Danilo Taddei. Un premio che, sin dalla sua nascita, si è gemellato con il “Concorso Letterario Il Rovo” di Cagnano Varano (Foggia).

Quest’anno la portata ed il respiro del Premio, finora limitato ad opere inedite in prosa e poesia, si è esteso alla saggistica, ribadendo la natura pluriregionale dei territori del Regio Tratturo Magno, protagonista, per secoli, di un’economia sostenibile che ha lasciato positive tracce, ancora visibili.

 “È bello ritrovarsi ancora insieme per questa Transumanza culturale densa di emozioni e ricca della vostra attenta partecipazione – ha esordito Rita Pelusi, coordinatrice della Giuria – Siamo giunti alla terza edizione, quest’anno il Premio è diventato internazionale, aprendosi ai discendenti degli emigranti italiani all’estero. Per questo nel bando erano presenti versioni in diverse lingue, spagnolo, portoghese, inglese, francese.  Per quanto riguarda la partecipazione degli Autori, possiamo dire con orgoglio che c’è stata una ulteriore crescita rispetto alle precedenti edizioni: il numero dei partecipanti si è triplicato e i lavori giunti sono davvero di ottima qualità per stile e contenuti. Quest’anno abbiamo dato vita alla sezione saggistica, perché, attraverso i saggi storici, vogliamo creare una banca dati, che salvi un evento culturale, storico e socio-economico importantissimo quale è stata la Transumanza. La traccia ricca ed articolata, parla dell’importanza di questo cammino, anche spirituale, fatto dai nostri pastori, tra l’Abruzzo, il Molise e la Puglia. E, proprio per comprendere meglio questo momento e indagare sul suo valore spirituale, ancora una volta i nostri autori si sono fatti aedi, hanno narrato e cantato le emozioni, i sentimenti vissuti dai pastori, ci hanno regalato perle di grande spiritualità, sottraendole all’oblio.  I nostri Autori hanno scelto stili narrativi diversi, ma tutti molto interessanti, hanno fatto correre sulle loro parole afflati di fede, di speranza, emozioni universali, comuni a tutti i popoli, ma al di sopra di tutto il bisogno di pregare, di avere dei riti, perché sono questi che rendono eterni i nostri momenti di vita e li salvano dall’ovvietà”. 

Prima di entrare nel vivo della premiazione, la Pelusi ha presentato gli altri componenti la Giuria tecnica, “meravigliosi compagni di viaggio”: Ottavia Iarocci, Teresa Rauzino, Sarah Pelusi, Francesco Paolo Vincitorio, Alessandro Di Loreto e Francesco Spanò.

E’ toccato ai giurati presenti in sala il compito di proclamare i vincitori delle tre sezioni della terza edizione del Premio Letterario Tratturo Magno: 

SEZIONE POESIA

Prima classificata: Maria Assunta Oddi con la lirica “Pastori oranti”, con la seguente motivazione:“Con un lessico ricercato e lieve, profondamente evocativo, la poetessa ci prende per mano e con austera soavità ci conduce negli spazi e nei tempi, fisici ed interiori, dell’esistenza del pastore, ci induce alla non semplice scoperta della sua profonda spiritualità, che si genera dall’incontro, spesso dalla fusione con la natura, incontaminata dura, ma anche meravigliosa, come una preghiera”.

Secondo classificato: Marco Laratro con la lirica “Per Croci di Tratturi”, con la seguente motivazione. “‘Con un linguaggio colto, dai toni a tratti onirici, il poeta con suggestiva maestria inonda l’atmosfera di spiritualità, la sublima con afflato letterario; la parola poetica si fa cammino interiore, la transumanza assurge a simbolo del viaggio esistenziale. La via percorsa dal pastore profuma di incenso catartico, alfine si sostanzia di umana sacralità”.

Terza classificata: Maria Pompea Carrabba  con la lirica “Sulle antiche vie della transumanza”. Motivazione Giuria: “Il viaggio del pastore inizia con uno sguardo al cielo, segno del suo protendersi verso un infinito indistinto e misterioso, che si reifica in un cammino terreno, in una natura bella si, ma pure aspra, fecondata da mille e mille esperienze di vita, che si intersecano col suo mondo racchiuso in un fazzoletto rammendato con amore, lo contaminano; così le nuove terre si fanno amiche, come le parole poetiche che mirabilmente celebrano questo passaggio”.

Per la Sezione Poesia sono state assegnate delle  Menzioni Speciali a:

Ernesto Settanni con la lirica “… e parli sempre meno”.

Motivazione Giuria: “A dire il mondo del pastore, fatto di riti, scanditi da azioni, frutto di sapienza ancestrale, da valori millenari che in esso si incarnano, inadeguati risultano le parole, il linguaggio liso; il silenzio è l’unico strumento di autentica, pura, assoluta comunicazione. la lodevole cura metrica e stilistica conferiscono pregio alla lirica”.

Rosa Francesca de Magistris con la lirica “Il buon ritorno a lei”. Motivazione Giuria: “In questa delicatissima e toccante lirica, Il pastore racconta e confida alle sue amate pecore, alle quali ha dato un nome, perché non meri mezzi di sostentamento economico, ma compagne di viaggio e di vita, i suoi pensieri, la sua grezza, ma profonda spiritualità, la sua ferrea volontà del buon ritorno a lei”.

Luigi Zampino con la lirica “Sonetto Magno come il Tratturo”. Motivazione Giuria: “La struttura metrica del sonetto si attaglia perfettamente alla celebrazione del viaggio del transumante, che carica e trasporta il bagaglio più prezioso, il suo mondo, non solo materiale, ma soprattutto spirituale, fatto di riti e affidamento ai suoi protettori”.

SEZIONE PROSA

Primo classificato: Lucio Zinni con il racconto “Unheimlich-Spaesato”. Motivazione Giuria: “Moderna, accattivante, audace l’idea letteraria da cui parte questo racconto, che narra la transumanza e tutto il suo mondo in maniera innovativa e da un punto di vista alternativo. L’autore ha osato nella creazione stratigrafica dei diversi piani narrativi, che si snodano progressivamente sul piano stilistico, per culminare in un climax, che chiama a raccolta i fondamentali di un sistema di valori atavico, vicino all’assoluto esistenziale”.

Secondo classificato: Costantino Piemontese con il racconto “La fiaba di Stellina e Mnemosine”. Motivazione Giuria: “Lo scrittore eleva ad aedo il suo fanciullo interiore, per dare vita alla creazione di una storia singolare, affascinante, magica, con un linguaggio al contempo primigenio, colto, surreale. È un viaggio meraviglioso quello che ci fa compiere nel mondo trasfigurato dai suoi valori, che rivestono l’utopia universale di meraviglia”.

Terzo classificato ex aequo: Dino Primante con il racconto “La tempesta e i transumanti”. Motivazione Giuria:  “Una giovane donna si fa pastora, per aiutare il suo uomo che è rimasto solo a condurre il gregge. Lo scrittore narra una storia d’amore, che si dipana tra le mille difficoltà della transumanza e della vita, che culminano in una notte in cui lei mette al mondo il loro bambino durante una tempesta, che li isola dal mondo, ma non li abbatte, perché la forza che deriva loro dal duro, faticoso, estenuante cammino sul tratturo e nella vita, si perpetuerà grazie alla loro creatura”.

Terzo classificato ex aequo: Ernesto Settanni per il racconto “Te lo dovevo”. Motivazione Giuria: “Questo racconto ci trasporta su un doppio piano temporale: il preciso momento storico, anno 1965, e quello atemporale di un sistema di valori incarnato dal pastore/studente, che irrompe, sia pure con discrezione e compostezza, nel primo, il cui spazio è quello di un liceo pugliese. Mirabile la dimensione narrativa, che fa emergere la grande lezione che Giuseppe dà, con la sola sua potentissima presenza, ai compagni, soprattutto a uno, l’autore”.

Anche per la Sezione Prosa  la Giuria ha deciso di dare delle menzioni speciali a:

Ella Clafiria Grimaldi per il racconto “Le Donne della Transumanza, Petronilla, l’abruzzese”.  Motivazioni Giuria: “L’incontro tra due generazioni, tra due donne, tra due realtà: una è l’incarnazione storica della Transumanza, l’altra si fa scrigno per custodirla e tramandarla; così il racconto si dipana per narrare una vita che diventa favola antica per la sua unicità; Petronilla, Nella l’abruzzese, donna della Transumanza racconta la sua storia con dovizia di particolari perché non cada nell’oblio e sia testimonianza per le generazioni future”.

Fernando Loretti per il racconto “Il Legame”.  Motivazioni Giuria: “Il ritmo incalzante della narrazione diventa percorso di vita, sfida, per salvare quello che si era quasi perso: il rapporto tra il protagonista e il padre, tra i dubbi e l’eco di insegnamenti da ricordare e far rivivere. In questo bellissimo spaccato di vita che corre su due piani narrativi, l’autore fonde efficacemente presente e passato, costruendo con piena consapevolezza un validissimo racconto breve”.

Graziana Di Nunzio per il racconto “Il coltello e il sasso”. Motivazione giuria: “I riti antichi e i loro simboli ci ricordano che la saggezza è fatta, più che di parole, di cose da custodire; un coltello e un sasso ereditati, insieme al loro valore ancestrale, diventano compagni di vita e strumenti per proteggersi nel e dal mondo presente, perché l’irrazionale e il sacro salvano dalla desertificazione di valori e sentimenti. Questo è il messaggio di speranza che questo coinvolgente racconto vuole trasmetterci”.

Maria Teresa Giammichele per il racconto “Il dono”.  Motivazione giuria: “Il sogno diventa veicolo di narrazione; Mirtillo, il pastore bambino del passato, insegna al suo coetaneo dei nostri tempi ad essere autonomo, gli insegna a vivere, narrandogli la sua vita di transumante. Questo racconto, intriso di tenerezza e valori, ci mostra come il passato, in questo caso quello legato alla Transumanza, sia ancora oggi e ancora domani e oltre, il maestro più bravo, in grado di ottenere risultati inimmaginabili, se solo avesse discepoli”.

SEZIONE SAGGISTICA

Prima classificata: Antonella Palumbo con il saggio “I culti di San Michele e San Giacomo lungo i tratturi”. Motivazione Giuria: “L’Autrice analizza in modo originale il rapporto tra i Tratturi ed i Cammini religiosi, con relativi riferimenti devozionali, localizzati nello spazio attraversato (comuni, chiese) e nei tempi della transumanza (stagioni). Pone particolare attenzione alle figure di S. Giacomo e S. Michele, collegandole al Cammino di Santiago, alla via Francigena, al cammino micaelico. La trattazione risulta interessante, coerente, ampia, anche in rapporto al progetto strategico di riuso dei Tratturi come nuovi “cammini dei pastori”; cammini di natura duplice, laica (economica, sociale, culturale) e religiosa. Si evidenzia la vasta documentazione bibliografica”.

Secondo classificato: Michele Eugenio Di Carlo con il saggio “Il dibattito di fine settecento lungo le vie erbose della transumanza”. Motivazione Giuria: “L’Autore dimostra una approfondita conoscenza degli eventi storici e delle tematiche inerenti l’argomento proposto. Si avvale di varie fonti documentarie e storiografiche, sviluppando una trattazione ricca, puntuale, coesa e originale.  Ampia bibliografia”.

Terzo classificato:  Ruggero Dibitonto con il saggio “Transumanza e tratturi dall’Abruzzo alla Puglia”. Motivazione Giuria: “L’Autore tratta il fenomeno millenario della Transumanza, richiamando dati storici, economici, sociali, mostrando buona conoscenza bibliografica ed evidenziando l’importanza delle quantità in gioco, in termini sociali ed economici. La disamina rende con linearità questioni complesse”.

Anche per questa Sezione la Giuria ha deciso di dare delle menzioni speciali a:

Antonio Galeota per il saggio “Il pastore, produttore di ricchezza”. Motivazione Giuria: “L’Autore incentra il suo scritto sulla vita dura del pastore all’interno del sistema di economia-pastorale. Si evidenzia l’importanza delle precisazioni sulla natura del tratturo rispetto alle antiche vie romane e dei riferimenti alle attività artigianali del territorio lungo i tratturi. Valide le riflessioni sui tempi lunghi, con cenni ai cambiamenti sociali anche dopo l’unità d’Italia.  Sguardo d’insieme, sintetico”.

Paolo Labombarda per il saggio “Montagna madre”, Motivazione Giuria: “L’Autore, nel suo originale saggio/sceneggiatura, riporta dal punto di vista del cane maestro il viaggio di un gregge, dei pastori, con le loro masserizie, dei cani lungo un Tratturo tangente La Maiella; protagonisti sono le soste, i tempi, le atmosfere, umana e dei territori, nel tempo della transumanza annuale, la nascita di cuccioli di pecore e di cani”.

Ha ritirato il premio la nipote Teresa D’Errico Fasanella.

Giuseppe Vittorio del Buono per il saggio “Promemoria”. Motivazione Giuria: “L’Autore, nel suo coinvolgente “Promemoria”, svolge la trattazione attraverso episodi di vita vissuta, che hanno come riferimenti gli spazi dei tratturi ed i tempi della transumanza. Sono riportate con puntualità storica vicende interessanti che richiamano dimensioni familiari e sociali dei centri rurali, uno in particolare, San Paolo di Civitate, attraversati dai tratturi”.

L’evento è stato moderato dalla giornalista Antonella D’Avola (Antenna Sud).

Stralci dei testi vincitori delle Sezioni Poesia e Prosa sono stati interpretati dall’attrice teatrale aquilana Tiziana Gioia.

Su Youtube la diretta della Premiazione del Concorso Letterario Tratturo Magno 2023

Tratturo Magno 4.0 da L’Aquila a Foggia: obiettivo il Cammino dei Pastori

Da L’Aquila a Foggia continua la missione dell’associazione “Il Tratturo Magno 4.0”. Sabato 25 novembre convegno e premiazione della terza edizione del Premio letterario

Si terrà sabato 25 novembre 2023, a partire dalle ore 11 nella Sala del Tribunale di Palazzo della Dogana di Foggia, il convegno “Tratturo Magno: Sinergie Delle Tre Regioni Del Tratturo – progettualità e fattibilità di un futuro “Cammino dei Pastori” e a seguire la Cerimonia di Premiazione della III Edizione del Premio Letterario Internazionale “Tratturo Magno”.

L’evento, organizzato dall’Associazione Il Tratturo Magno 4.0 presieduta da Danilo Taddei, che vede la partecipazione di prestigiosi esponenti di politica, università ed associazioni, è stato possibile grazie all’importante contributo della Regione Puglia, e del suo vicepresidente Raffaele Piemontese, presente anche all’evento dello scorso anno nella città dell’Aquila, e con il quale è nato un fattivo percorso alla ricerca di una sinergia tra regioni. All’evento parteciperanno rappresentanti delle tre “Regioni del Tratturo”, nell’intento di confrontarsi e condividere progetti comuni per una valorizzazione piena dell’intero percorso, e l’auspicata creazione di un unico e fruibile Cammino dei Pastori – visto come il volano per la promozione di un turismo nuovo, consapevole e appassionato di una natura, arte e storia unici in tutta Italia, e probabilmente in tutta Europa. Un percorso identitario, unico e riconoscibile, come da studio di fattibilità sottoposto anche agli organi di Governo ed alle Soprintendenze, ed in via di perfezionamento.

Continua così la missione dell’Associazione Il Tratturo Magno 4.0, per la rigenerazione e promozione dei territori del Tratturo Magno. Dalla sua fondazione nel 2021, persegue il suo intento di recupero dello storico percorso che scorre, da millenni, tra Abruzzo, Molise e Puglia, attraverso una serie di iniziative che mirano a mantenere la memoria storica dei territori delle tre regioni che merita di essere conosciuta in tutto il territorio nazionale, per valorizzare, rigenerare un territorio tra Appennini e Mare Adriatico, ricco di storia, cultura, di architetture ed opere d’arte.

Nata a L’Aquila da soci ed enti pubblici dell’Abruzzo Interno, l’associazione quest’anno si arricchisce con l’ingresso tra i propri soci di una importante azienda pugliese, la Fratelli De Bellis di Foggia. Da anni amici di Danilo Taddei, presidente e fondatore dell’associazione, i fratelli De Bellis, Antonio e Carlo – che hanno tra l’altro studiato nella Facoltà di Ingegneria dell’Ateneo Aquilano – portano il loro aiuto e sostegno nell’organizzazione dell’evento di questo anno, che, significativamente, si terrà nella città di Foggia, luogo di approdo del Tratturo Magno e della Transumanza.

L’Associazione ringrazia gli sponsor locali e nazionali che hanno contribuito fattivamente all’evento, come Sara Assicurazioni ed i già nominati Fratelli De Bellis. Si ringraziano vivamente anche il Ministero del Turismo, la Regione Abruzzo, le Provincie di Foggia, L’Aquila e Chieti, i Comuni di Foggia e dell’Aquila, l’Università di Foggia, che hanno fornito i loro patrocini. Si ringraziano altresì i Club per l’UNESCO di L’Aquila e di Foggia, che hanno contribuito ad organizzare l’evento.

Si ringraziano, infine, tutti i partecipanti che con le loro opere hanno dato vita a questo concorso e rafforzato la memoria di un evento straordinario quale la Transumanza. Quest’anno la portata ed il respiro di questo premio letterario, finora limitato ad opere inedite in prosa e poesia, si è esteso alla saggistica, ribadendo la natura pluriregionale dei territori del Regio Tratturo Magno, protagonista, per secoli, di una economia sostenibile che ha lasciato positive tracce, ancora visibili. Ricordiamo che sin dalla sua nascita, il “Premio Letterario Tratturo Magno” è gemellato con il “Concorso Letterario Il Rovo” di Cagnano Varano in provincia di Foggia.

CONVEGNO TRATTURO MAGNO: SINERGIE DELLE TRE REGIONI DEL TRATTURO

PROGRAMMA

BENVENUTO E PRESENTAZIONE DI RELATORI E TEMI

Modera: Filippo SantiglianoGazzetta del Mezzogiorno.

11:00 Saluti Istituzionali

Raffaele Piemontese (vicepresidente Regione Puglia)

Maria Aida Episcopo (sindaco Comune di Foggia)

Giuseppe Nobiletti (presidente Provincia di Foggia)

Teresa Gualtieri (presidente nazionale FICLU (Federazione Italiana Club per l’Unesco)

Maria Carla Ciani (vice-capo di gabinetto Ministero del Turismo)

Massimo Verrecchia (consigliere Regione Abruzzo)

11:30 Inizio dei Lavori

Alessandro Di Loreto (coordinatore generale dell’associazione Il Tratturo Magno 4.0): “Introduzione e presentazione generale di un progetto green per la rigenerazione e valorizzazione dei territori del Tratturo Magno, creazione del “Cammino dei Pastori”, progetto di fattibilità”.

Rosa Nicoletta Tomasone (coordinatrice rete italiana “Le vie di Carlo V”): Sottoscrizione protocollo di collaborazione con APS centro culturale internazionale “L. Einaudi” /Associazione Il Tratturo Magno 4.0

Pasquale del Vecchio (professore associato di ingegneria gestionale e docente di Economia e Politiche di Sviluppo del Territorio, Università Lum) “Digitalizzazione e sostenibilità: strategie e strumenti per la valorizzazione della rete dei tratturi”

Giovanni Legnini (già vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura): “Proposta di intesa per il coordinamento tra le regioni del tratturo”.

Coffee Break

12:00 Regione Abruzzo

Il Tratturo Magno di montagna e i progetti di valorizzazione

Francesco Menna (presidente Provincia di Chieti): “Tratturo Magno e turismo, impatto sulla provincia“.

Raffaele Daniele (vicesindaco della città dell’Aquila)

12:30 Regione Molise

Progetti di recupero e valorizzazione dei tratturi in Molise

Salvatore Micone (assessore Cultura, Turismo, Marketing Territoriale della Regione Molise): “Tratturi e turismo in Molise”.

Luigi Valente (architetto): “Il progetto esecutivo che collegherà i tre tratturi che attraversano il Molise realizzando un cammino secondo il modello di Santiago de Compostela, su quelle che furono le vie della transumanza”.

13:00 Regione Puglia

La pianificazione della rete tratturale pugliese: il Documento Regionale di Valorizzazione dei Tratturi (DRV)

Costanza Moreo (dirigente della Sezione Demanio e Patrimonio, Regione Puglia): Introduzione

Saverio Russo (referente del gruppo di lavoro DRV per l’Università di Foggia)

Massimo Monteleone (Università di Foggia)

“La valenza storico-culturale e gli aspetti agronomico- naturalistici della rete tratturale”.

Angela Barbanente (Referente gruppo di lavoro DRV per il Politecnico di Bari Dicatech)

“Un approccio interscalare alla valorizzazione dei tratturi”.

Francesco Capurso (Dirigente del servizio Amministrazione Beni del Demanio Armentizio, Regione Puglia)

Anita Guarnieri (dirigente della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia) Direzione scientifica del progetto.

Angelo Ricchiuto (progettista del PFTE del progetto pilota) “La sperimentazione delle linee guida del DRV: il progetto pilota sul Tratturo Magno L’AQUILA-FOGGIA nel tratto compreso tra i comuni di San Paolo di Civitate e San Severo“.

14:00 Light Lunch

15:30 Cerimonia di Premiazione Concorso letterario “Il Tratturo Magno”

Modera: Antonella D’Avola – Antenna Sud

Rita Pelusi (coordinatrice generale della giuria tecnica): “Presentazione del premio“.

Presentazione e ringraziamenti dei membri della giuria scientifica e della giuria onoraria

Ottavia Iarocci (membro della giuria tecnica): “Commenti sull’esperienza ed emozioni di giurata

Teresa Rauzino (membro della giuria tecnica): “Lettura della traccia del bando

Membri della giuria tecnica e della giuria onoraria: Presentazione dei tre vincitori, e dei II e III classificati delle sezioni poesia, prosa e saggistica e loro premiazione.

Lettura degli estratti dei lavori a cura dell’attrice teatrale aquilana Tiziana Gioia

18:00 Danilo Taddei (presidente Associazione Tratturo Magno 4.0): “Conclusioni e ringraziamenti”.

In dirittura d’arrivo a Foggia il Concorso Letterario “Tratturo Magno” 2023

Si sono conclusi i lavori della Giuria del Concorso Letterario “Tratturo Magno”, che ha valutato le opere pervenute in questa terza edizione 2023.
L’associazione” Il Tratturo Magno 4.0” ringrazia i partecipanti che con le loro opere hanno dato vita a questo concorso e rafforzato la memoria di un evento straordinario quale la Transumanza.
Quest’anno la portata ed il respiro di questo premio letterario, finora limitato ad opere inedite in prosa e poesia, si è esteso alla saggistica, ribadendo la natura pluriregionale dei territori del Regio Tratturo Magno, protagonista, per secoli, di una economia sostenibile che ha lasciato positive tracce, ancora visibili.
Una memoria storica dei territori dell’Abruzzo, del Molise e della Puglia che merita di essere conosciuta in tutto il territorio nazionale, per valorizzare, rigenerare un territorio che si estende dagli Appennini all’Adriatico, ricco di storia, cultura, di architetture ed opere d’arte.
La cerimonia di premiazione quest’anno si terrà nella città di Foggia, punto di “approdo” (o di partenza, a seconda della stagione), della storica epopea della Transumanza, patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO dal 2019.
In particolare, l’evento si terrà il 25 novembre, nel pomeriggio, proprio a Palazzo Dogana, la Dogana della Mena, nell’ambito del Festival del Tratturo, organizzato dall’associazione Tratturo Magno 4.0, presieduta dall’imprenditore Danilo Taddei, insieme a Casartigiani L’Aquila e Abruzzo, Casartigiani Foggia e Puglia, in collaborazione con i Club per l’Unesco de L’Aquila e Foggia, con il patrocinio del Ministero del Turismo, e di Regione Puglia, Regione Abruzzo, Provincia di Foggia, Provincia de L’Aquila, Provincia di Chieti, Comune di Foggia, Federparchi. Determinante il contributo della Regione Puglia, e di altri enti e sponsors privati che hanno deciso di valorizzare in maniera concreta l’importante iniziativa culturale.
Il “Premio Letterario Tratturo Magno” è gemellato con il “Concorso Letterario Il Rovo” di Cagnano Varano.

Teresa M. Rauzino

La Diomedea, stilizzata in un nuovo gioiello di GIOJE

Le GIOJE del Gargano si arricchiscono di un nuovo monile: la DIOMEDEA!

A crearla, nel suo laboratorio di Peschici, inaugurato esattamente due anni fa in piena pandemia, è la designer orafa Maria Giovanna Iervolino,  discendente di una famiglia che dal 1958 si dedica interamente  al mondo del gioiello.

Dotata di una personalità artistica poliedrica, Giovanna passa dalla pittura (è suo un bel quadro di sant’ Elia nella cappella della Matrice di Peschici) al restauro della statuetta  della Madonnina del mare,  alla creazione di gioielli. Sono sue le corone auree della Madonna di Loreto e del bambino nel santuario omonimo.

Giovanna sta raccontando  la Puglia tramite gioielli ispirati alla storia di Peschici e del Gargano: la Torre del Ponte, il canestrello della Madonna di Loreto, sant’ Elia, san Michele Arcangelo, il “cuore” di Peschici.

L’ultima creazione, dedicata dall’artista a sua madre, è una preziosa, piccola scultura che si ispira  alla leggenda degli  albatros di Tremiti: le Diomedee.

“Fedeli guerrieri di Diomede furono trasformati in gabbiani da Afrodite – scrive Giovanna – La loro natura umana e combattente li rese capaci di distinguere l’amico dal nemico. L’occhio della Diomedea, impreziosito da un diamante naturale, simboleggia il suo orizzonte infinito di libertà!  …. A mia madre”.

Le motivazioni di Giovanna  trovano conferma nelle fantastiche storie  che hanno forgiato l’identità delle Isole Tremiti, avvolgendole in un’atmosfera di  bellezza e incantamento.

Nelle miti notti d’estate, nei pressi delle coste più impervie, è possibile ascoltare il verso impressionante delle Diomedee (berta Maggiore o albatros del Mediterraneo), simile al pianto di un bimbo.

La leggenda narra che questi inquietanti lamenti siano i gemiti dei fedeli compagni di Diomede i quali, affranti dal dolore per la morte dell’eroe greco, piansero a tal punto da indurre la dea Afrodite a trasformarli in uccelli: da qui l’origine del nome Diomedee.

La leggenda delle Isole Tremiti è legata alla figura di Diomede perché si racconta che è sull’isola di San Nicola che egli si rifugiò e morì, lasciando un alone di mistero.

Chi era Diomede? Re dell’Etolia, fu un indomito guerriero che combatté con i greci contro la città di Troia e si scontrò  con Enea, ferendo Afrodite che lo  proteggeva.  La dea  si vendicò…

Al suo ritorno, Diomede scoprì l’adulterio della moglie Egialea e fuggì con la sua flotta in Occidente.

Durante una tempesta nel mar Adriatico, le sue navi si ritrovarono  presso le isole Tremiti. Una volta sbarcato, Diomede diede loro il suo nome.

Diomede sconfisse i Messapi al fianco del Re Dauno, sposò sua figlia e ottenne il dominio su una parte della Puglia. A questo mitico eroe, definito da Virgilio “Victor Gargani”, è attribuita la fondazione di molte città della Daunia e del Promontorio, come Arpi, Lucera, Canosa e Venosa.

Tante sono le leggende sulla sua morte, ma la più accreditata lo vede soccombere in un duello fratricida per questioni amorose e sepolto nelle isole Tremiti, nel luogo in cui oggi sorge l’Abbazia.

Teresa Maria Rauzino

Al via il Premio Letterario Tratturo Magno 2024

Pubblicato il bando di concorso della quarta Edizione

Si apre oggi 27 aprile 2024 il bando di partecipazione al “Premio Letterario Tratturo Magno 2024”, si chiuderà l’8 settembre 2024. L’evento di premiazione avrà luogo il 19 ottobre 2024 a Chieti, Palazzo di Mayo.

Con la pubblicazione del bando, promosso sui siti web dell’Associazione “Tratturo Magno 4.0” e del “Concorso Letterario Il Rovo”, ed altri canali media, si apre la quarta edizione di questo prestigioso evento; gli elaborati per le tre sezioni (prosa, poesia, saggi e progetti) dovranno pervenire entro l’8 settembre 2024. La premiazione si svolgerà il 19 ottobre 2024 nell’ambito del Festival del Tratturo che quest’anno si terrà a Chieti, in collaborazione con la Fondazione Banco Napoli, presso il palazzo Di Mayo (sede Fondazione).

Come si può evincere dal bando pubblicato, anche quest’ anno si rinnova l’invito agli autori a produrre testi poetici, narrativi e di saggistica, spunti progettuali, ispirati al Tratturo Magno ed al mondo della transumanza.

Il bando è di respiro internazionale (il testo è tradotto in diverse lingue) perché si rivolge anche ai potenziali autori discendenti degli italiani emigrati all’estero nell’Ottocento e Novecento.

I tratturi sono stati segni fondativi per i centri urbani e per la vita delle aree interne, nella storia  della grande emigrazione italiana in regioni come l’Abruzzo, il Molise, la Puglia, ma anche Campania e Basilicata.  Un vasto territorio del Regno di Napoli ospitava lo spazio della grande rete tratturale (circa 3000 km.) che convergeva su Foggia ove era situata la Regia Dogana.

Sin dalla prima edizione si è creato un ponte culturale tra l’Abruzzo, regione di partenza della Transumanza e la Puglia, regione di arrivo, con un gemellaggio tra Il Premio letterario “Il Tratturo Magno” e il Concorso Letterario “Il Rovo”, alla sua tredicesima edizione, nato a Cagnano Varano, paese del Parco Nazionale del Gargano. Queste due realtà collaborano perché questo comune patrimonio non vada perduto, ma anche per promuovere cultura e amore per la bellezza nei loro territori e nell’intero paese.

Il Premio Letterario “Il Tratturo Magno” ha lo scopo di approfondire e far conoscere, attraverso gli strumenti letterari, i temi riguardanti questa importante esperienza umana ed economica ed il territorio che l’ha ospitata. Una grande storia sociale ed economica dei territori attraversati dai Tratturi. L’obiettivo di quest’anno è chiamare gli autori a sviluppare proposte adeguate e compatibili per rigenerare i territori dal punto di vista economico e sociale. Immaginare come ripopolare e riutilizzare le notevoli risorse naturali, storiche, ambientali, archeologiche, architettoniche esistenti.

Per gli autori si tratterà di cimentarsi non solo in ambito storico, che ha avuto, specie nei tre secoli XV-XVIII, un ruolo fondamentale nello sviluppo di queste regioni, ma soprattutto indicare una visione contemporanea e futura di questi luoghi, a partire dalle città, i monumenti, le  montagne, i pascoli,  le foreste e i cammini  sia religiosi che laici.

Agli autori si chiede uno sforzo creativo che vada al di là della pura immaginazione e diventi progettualità per il futuro.

Quindi non solo rievocare un grande passato ma progettare il futuro per queste realtà.

ADL

Link bando di concorso sul sito del Rovo

Nascita e morte della democrazia in Parlamento 1920-1924. La forma di governo secondo Giacomo Matteotti

Appena pubblicato da Rubbettino un interessante volume di Domenico Argondizzo e Giampiero Buonomo dal titolo “Nascita e morte della democrazia in Parlamento 1920-1924. La forma di governo secondo Giacomo Matteotti“.

Il lavoro inquadra l’intera vicenda parlamentare di Matteotti e il suo tragico epilogo all’interno del processo di soppressione violenta delle istituzioni dello Stato liberale. La tesi centrale sostenuta dagli Autori è che il colpo di Stato sabaudo-fascista sia stato ideato per bloccare la democrazia parlamentare, la cui evoluzione in senso occidentale si stava giovando delle riforme regolamentari del 1920-22 sostenute dai socialisti riformisti.

L’ omicidio Matteotti scaturì dalla necessità di eliminare gli uomini che quelle istituzioni parlamentari incarnavano, e che sarebbero stati una perenne spina nel fianco per la dittatura. Nel disegno mussoliniano occorreva porre fine alle libertà parlamentari, eliminando Matteotti, economista di respiro internazionale e giurista di grande valore, che sapeva usare efficacemente e con sapienza le sue competenze.

Gli Autori

Domenico Argondizzo dal 2003 è documentarista del Senato della Repubblica. Ha pubblicato su temi costituzionali e politici con alcune riviste e siti online. Per Rubbettino è autore di “1945-1947. Il bicameralismo in Italia tra due modelli mancati: Congresso Usa e Stortinget” (2013).

Giampiero Buonomo fa parte della Società per gli studi di storia delle istituzioni e del comitato editoriale della «Rassegna di diritto pubblico europeo». Dal 1987 è consigliere parlamentare. Direttore dell’Archivio storico del Senato della Repubblica, collabora con varie riviste storiche e giuridiche. Con Rubbettino ha pubblicato “Lo scudo di cartone” (2015).

Link sito Rubettino Editore per ordinare il volume

Prospettive integrate: salute, ambiente, malattia Contributi teorici ed esperienze

XIV Adunanza Carta Calenella 21
Terza stagione

23 Marzo 2024

Vico del Gargano, Sala Convegni UDT (Asl Foggia) piazza San Francesco

Carta  Calenella domani a Vico sulla sanità pubblica del Gargano 

Si terrà a Vico del Gargano sabato 23 marzo, a partire dalle ore 9.00, presso la sala convegni UDT (Asl Foggia) in piazza San Francesco, la XIV “Adunanza” della Carta di Calenella.  Stavolta si parlerà di “Ambiente Salute e Comunità”, parole chiave per chi opera nel campo della gestione della salute e della sanità pubblica. Le relazioni proporranno spunti di riflessione, e alcuni resoconti di esperienze sui temi della sanità pubblica. La finalità è duplice: proporre una visione di sistema dei problemi di salute della popolazione, e ribadire che la salute stessa è un obiettivo che si consegue più efficacemente garantendo la partecipazione della popolazione, e facendo riferimento a tutti gli ambiti del  sapere. In contesti ambientali, sociali, culturali ed economici in rapida trasformazione sono infatti di grande importanza sia una stretta integrazione di tutti gli attori che possono contribuire al benessere collettivo, sia una rilevante adesione della popolazione ai programmi di prevenzione dei rischi e di promozione di comportamenti virtuosi. 

Rita Selvaggio, Assessora alla Sanità del Comune di Vico del Gargano, darà avvio ai lavori dell’adunanza, insieme a Nello Biscotti  e a Teresa Rauzino che illustreranno le finalità e le attività della Carta di Calenella: un insieme di professionisti e di esperti in tutte le discipline,  in varia maniera legati al territorio, che hanno deciso alcuni anni fa di mettere insieme le proprie competenze e di conservare agli atti i contenuti del proprio lavoro.  

A seguire, con un intervento di Tiziano Paragone, responsabile delle cure primarie del distretto di Vico del Gargano, prenderanno  avvio i vari interventi della giornata. La prima parte della mattinata vedrà alternarsi Francesco Apruzzese, (“Ambiente Salute Comunità”), Fernando Palma (“Epidemiologia e programmazione socio sanitaria”),  Lorenzo Pellegrino (“Transumanza e sanità nella Capitanata del Settecento”) e Ciro Luigi Mundi (“Organizzazione a rete dei servizi assistenziali”); nella seconda parte interverranno Renato Sammarco (“La formazione del medico di medicina generale”),  Mariana di  Miscia (“Il ruolo del Medico di Base”)  e Antonio Scopelliti ( “La salute degli ultimi”). In chiusura interverranno  Giuseppe Nobiletti, presidente dell’Amministrazione Provinciale di Foggia e Raffaele Sciscio, sindaco di Vico del Gargano.

Abstract Interventi e biodata relatori

A Roma una mostra per ricordare Giacomo Matteotti

Oggi 1° marzo 2024 al Museo di Roma a Palazzo Braschi verrà inaugurata l’interessante Mostra “Giacomo Matteotti. Vita e morte di un padre della democrazia”, che chiuderà il 16 giugno.
Nel centenario della scomparsa del leader socialista unitario, verrà illustrato il suo percorso umano e
politico.
La Mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è curata dallo storico Mauro Canali, con la direzione e il coordinamento generale di Alessandro Nicosia.
Per la prima volta, a cent’anni dal 10 giugno 1924, verrà esposta la cosiddetta “pistola fumante” del delitto di Giacomo Matteotti, come titola Andrea Cauti in un lancio dell’agenzia di stampa AGI. Si tratta della lettera scritta dal carcere a Benito Mussolini da Amerigo Dumini, capo della squadra fascista che uccise il parlamentare.
È stato Mauro Canali ad anticipare questa novità durante la conferenza stampa: “La mostra per la prima volta fornisce documenti istruttori raccolti da Mauro Del Giudice e Guglielmo Tancredi, due magistrati serissimi, che risolvono in maniera chiara il vecchio dilemma se Mussolini sapesse o meno dell’omicidio … Ci sono lettere scritte dal killer (Amerigo Dumini) a Mussolini in cui diceva al Duce che aveva eseguito i suoi ordini e gli chiedeva di tirarlo fuori di galera. Mussolini quindi non solo sapeva, ma ha dato l’ordine di uccidere Matteotti”.
Forte dell’autorevolezza delle istituzioni coinvolte e ricca di materiali inediti, la rassegna annovera quindi documenti originali – con particolare riferimento agli atti istruttori e giudiziari, mai mostrati in precedenza, che sostanziano il percorso interpretativo – tra fotografie,
manoscritti, oggetti, libri d’epoca, articoli di giornali e riviste, filmati e documentari, opere d’arte, sculture, ceramiche, quadri, brani musicali dedicati al leader politico.
La mostra ripercorre la vita del leader socialista, deputato e segretario del Partito Socialista Unitario (Psu), dagli esordi giovanili all’affermazione nazionale, dalle battaglie per la democrazia all’opposizione al fascismo, di cui aveva compreso subito la natura totalitaria, fino al brutale omicidio perpetrato dal regime mussoliniano.
Con la profonda dignità e l’alto senso civico dimostrati in un tragico momento della nostra
storia, Matteotti è diventato l’archetipo dell’avversario tenace e incorruttibile del fascismo.
Un esempio, il suo, animato da un solido imperativo morale e da un forte slancio civile, che ancora interroga la vita politica e culturale del nostro Paese.

Nel volume 100Matteotti per le scuole, Alberto Aghemo, presidente della Fondazione Matteotti, delineava così l’attualità del leader socialista:
“Giacomo Matteotti sollecita e nel contempo “sfida” la memoria. Memoria come pratica civile, testimonianza, fede democratica e cittadinanza attiva. Di questa memoria Matteotti è stato sommo maestro, forse inarrivabile, oltre che eroe e martire”.
È davvero così, ma noi siamo convinti che a raccogliere il testimone, il 19 giugno 1924, nove giorni dopo il rapimento e la morte di Matteotti, fu proprio Mauro Del Giudice, il magistrato Istruttore del processo Matteotti citato da Mauro Canali.
Dopo il fatidico 10 giugno del 1924, pur consapevole della “tegola” che sarebbe caduta sulla sua povera testa, Del Giudice accettò senza indugio lo spinoso incarico delle indagini, individuando esecutori materiali e mandanti secondari. Persone vicinissime a Mussolini, mandante primario del delitto Matteotti.
I diretti superiori avevano tentato in vari modi di dissuadere Del Giudice ad accettare l’incarico. Quando fu chiaro a tutti che il magistrato proseguiva imperterrito le indagini, non facendosi condizionare da nessuno, arrivarono gli squadristi a gridare sotto le finestre della sua casa: “Chi tocca il Duce muore, sarà la notte di san Bartolomeo! W Dumini!”.
Nei sei mesi di puntigliosa istruttoria, Mauro Del Giudice, originario di Rodi (sul Gargano), interrogò, oltre agli inquisiti, tantissimi testimoni, validamente coadiuvato dal sostituto procuratore Umberto Guglielmo Tancredi.
Fermo sostenitore dell’indipendenza della magistratura, convinto delle colpevoli responsabilità del governo fascista nel delitto Matteotti, Del Giudice dimostrò un’integerrima tenacia, resistendo ai tentativi di corruzione e alle pressioni esterne durante la conduzione dell’Istruttoria
La sua condotta intransigente gli costerà l’esonero dall’incarico relativo al processo Matteotti, attraverso una “rimozione per promozione (promoveatur ut amoveatur)”, che lo costringerà a lasciare il suo ufficio di Roma alla volta di Catania.
Quarantaquattro ponderosi registri custoditi nell’Archivio di Stato di Roma, ancora tutti da studiare, sono oggi depositari di scottanti testimonianze, fondamentali per capire come si svolsero i fatti. Del Giudice li raccontò nel 1947 nella sua “Cronistoria del processo Matteotti”, per sollecitare e nel contempo “sfidare” la memoria.
Come Matteotti, Del Giudice non ebbe paura di esporre la sua documentata analisi dei fatti, la sua denuncia-memoria. Con coraggio raccontò tutti retroscena di quel processo.
Mauro Del Giudice fu oggetto di una serrata “damnatio memoriae” da parte di chi, durante il regime fascista e anche dopo la sua caduta, voleva a tutti i costi continuare a nascondere la verità sul delitto Matteotti.
Ecco perché il 26 settembre 2022, nell’imminenza del centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti,
ho curato l’edizione critica delle “Memorie” inedite di Mauro Del Giudice, frutto di anni di ricerca, e la riedizione della “Cronistoria del processo Matteotti” in un libro dal titolo forte, emblematico: “Il Magistrato che fece tremare il Duce”.
La mia narrazione delinea un profilo di Mauro Del Giudice di altissimo livello giuridico-culturale, ispirato da un forte rigore morale e dall’eccezionale impegno profuso, oltre che alla Corte di Appello di Roma, nelle preture più disagiate e nei tribunali periferici del Centro sud.

Un Giudice che merita un posto al sole tra i grandi giuristi italiani, che ha servito con disciplina e onore la causa della Giustizia. Nei tempi bui in cui troppi suoi colleghi si piegarono al potere, disonorando la Magistratura.

Teresa Maria Rauzino